martedì 26 febbraio 2008

Recessione vuol dire svalutazione?


Lo scenario che ci troviamo a fronteggiare ormai da settimane vede gli investitori del mercato valutario domandarsi fino a che punto arriverà la recessione statunitense e fino a che punto questa sarà collegata all'andamento del dollaro.


I dati usciti nell'ultimo periodo riguardanti l'economia statunitense infatti sono tutti molto negativi ma ciò nonostante il cross Eur/Usd (che prendiamo come indice dell'andamento della valuta statunitense) non ha superato ancora quota 1.500 come era lecito attendersi e il cross con o yen è addirittura in salita; forse allora si è deciso di "scollegare" l'andamento dell'economia statunitense da quello del biglietto verde per evitare ricadute sulle altre economie?

Il dato di ieri sul mercato immobiliare con la vendita di case esistenti, è uscito a -0.4% nel mese di Gennaio a 4 milioni e 890 mila unità, con i prezzi medi delle abitazioni scese del 4.6% su base annua.
L’indice del settore manifatturiero pubblicato dalla Fed di Dallas ha evidenziato un nuovo declino a 21.4 in febbraio contro il 20.7 di gennaio, in linea con il trend negativo degli ultimi mesi.
Oggi è una giornata di dati con Ifo e Pil tedesco mentre dagli States attendiamo i prezzi alle importazioni e fiducia dei consumatori, il primo previsto in aumento dello 0.3% mentre la seconda è attesa in calo.
Il tutto appare in linea con quanto scritto sopra, un vero e proprio trade off tra necessità di ridurre il costo del denaro per dare fiato ad una economia in quasi recessione, e l’obbligo forse di mantenerli allo stato attuale per combattere una inflazione in rialzo dovuta dalla debolezza strutturale del dollaro.