Lo scenario che ci troviamo a fronteggiare ormai da settimane vede gli investitori del mercato valutario domandarsi fino a che punto arriverà la recessione statunitense e fino a che punto questa sarà collegata all'andamento del dollaro.
I dati usciti nell'ultimo periodo riguardanti l'economia statunitense infatti sono tutti molto negativi ma ciò nonostante il cross Eur/Usd (che prendiamo come indice dell'andamento della valuta statunitense) non ha superato ancora quota 1.500 come era lecito attendersi e il cross con o yen è addirittura in salita; forse allora si è deciso di "scollegare" l'andamento dell'economia statunitense da quello del biglietto verde per evitare ricadute sulle altre economie?
Il dato di ieri sul mercato immobiliare con la vendita di case esistenti, è uscito a -0.4% nel mese di Gennaio a 4 milioni e 890 mila unità, con i prezzi medi delle abitazioni scese del 4.6% su base annua.
L’indice del settore manifatturiero pubblicato dalla Fed di Dallas ha evidenziato un nuovo declino a 21.4 in febbraio contro il 20.7 di gennaio, in linea con il trend negativo degli ultimi mesi.
Oggi è una giornata di dati con Ifo e Pil tedesco mentre dagli States attendiamo i prezzi alle importazioni e fiducia dei consumatori, il primo previsto in aumento dello 0.3% mentre la seconda è attesa in calo.
Il tutto appare in linea con quanto scritto sopra, un vero e proprio trade off tra necessità di ridurre il costo del denaro per dare fiato ad una economia in quasi recessione, e l’obbligo forse di mantenerli allo stato attuale per combattere una inflazione in rialzo dovuta dalla debolezza strutturale del dollaro.
martedì 26 febbraio 2008
Recessione vuol dire svalutazione?
Pubblicato da Giuseppe Ficara alle martedì, febbraio 26, 2008