giovedì 2 settembre 2010

Traders e governi economici restano in attesa di segnali forti.


La fine dell’estate porta con se una situazione di stallo sui mercati con i principali players che osservano l’evolversi della situazione con un forte atteggiamento di prudenza.
Questa situazione si traduce nei principali listini e nel mercato valutario con cross che rimbalzano in canali laterali senza intraprendere direzioni precise.
Analizzando il quadro macroeconomico possiamo come sempre cercare di fare il punto della situazione: l’attesa di questi ultimi giorni era quasi totalmente conce tratta sulle minutes della Fed che tutti si aspettavano essere più “accomodante” rispetto alle ultime dichiarazioni.
E invece molti esponenti del comitato di politica monetaria della Federal Reserve hanno ribadito la necessità di nuove misure di rilancio dell’economia nel caso in cui i segnali di ripresa dovessero continuare ad essere deboli come negli ultimi mesi; queste parole fanno seguito a dati non incoraggianti che riguardano la produzione e l’occupazione nazionale statunitense.
La recessione dell’economia nazionale statunitense è stata peggiore di quanto si fosse preventivato rileggendo i dati degli ultimi tre anni e di conseguenza anche il Pil dello scorso anno ne ha risentito in maniera consistente; per quel che concerne l’occupazione, il livello rimane allarmante ma negli ultimi mesi il settore privato ha fatto registrare un aumento nel numero delle assunzioni. Se i dati sulle spese al consumo sembrano essere incoraggianti la vera spada di Damocle dell’economia a stelle e strisce rimane sempre il settore immobiliare con le nuove costruzioni residenziali in netta diminuzione.
Unica notizia positiva per l’economia statunitense riguarda i profitti trimestrali delle banche che hanno fatto segnare l’utile più alto dal 2007 grazie soprattutto ai depositi in aumento; come al solito però non è tutto oro quello che luccica e se da una parte i profitti delle banche non possono che far piacere al mercato dall’altra va segnalato come il portafoglio prestiti delle banche sia in continuo calo, sia soprattutto come il 10% degli istituti di credito rischiano il fallimento come riportato da Sheila Bair numero uno dell’FDIC.
Per quel che riguarda il resto delle economie l’Irlanda è sempre più sull’orlo del fallimento come testimoniano i balzi verso l’alto dei credit default swap e dei titoli di stato irlandesi nell’ultimo mese, in attesa della scadenza delle obbligazioni (quasi 25 miliardi di Euro secondo il Financial Times) vero e proprio test per l’economia irlandese.
Le vere sorprese in positivo vengono senza dubbio dall’asse Asia-Oceania con l’economia cinese ed australiana che sembrano non risentire per niente della crisi; se del sorpasso storico del PIL cinese nei confronti di quello giapponese se n’è già parlato molto nei giorni scorsi i numerosi dati macroeconomici positivi dall’Australia hanno in parte sorpreso il mercato; per accorgerci dell’impatto di questi dati basta guardare il dollaro australiano in netto rialzo in quasi tutti i cross valutari ed in particolare nei confronti del dollaro americano nei confronti del quale in neanche un mese è passato da 0.8315 a 0.9024.
Per quel che riguarda l’eurusd siamo come detto in una fase di stallo con i cross che oscilla attorno a quota 1.27; gli investitori in questo momento sono tendenzialmente avversi al rischio e tendono quindi a rifugiarsi in valute più sicure come lo Yen il cui conseguente apprezzamento non sembra preoccupare il governo nipponico che ha comunque fatto sapere di seguire molto da vicino l’evolversi del mercato valutario.