martedì 24 febbraio 2009

Sulle montagne russe


Benvenuti sulla giostra dei cambi. Ormai è quasi impossibile fare previsioni su un mercato che ora più che mai vive di emotività ed instintività legate alle notizie macroeconomiche.
Quando tutti erano ormai certi che l'Euro dovesse continuare a perdere posizioni nei confrondi del Dollaro ed arrivare a toccare quota 1.20 ecco che il vertice economico di Berlino riporta fiducia all'unione europea e gli investitori la premiano con le borse in salita e l'euro che recupera posizioni riportandosi sopra quota 1.2900; tutto ciò sarà poi subito ribaltato dai rumors che parlano della possibilità di nazionalizzare CitiBank e Bank of America prospettata dall'amministrazione Obama che "come per magia" da nuova linza a listini americani e biglietto verde che riporta il cross a quota 1.2666.
In questi giorni freneteci va anche segnalata la crisi ed il relativo calo senza sosta dello Yen con le autorità monetarie asiatiche che non riescono (o forse non vogliono) invertire il trend.

Si salvi chi può.


Tutti coinvolti. Questo è quello che si deduce da una visione generale dei mercati finanziari: ormai il mercato valutario prende le sue direzioni a vantaggio di chi sta “meno peggio”. Esempio lampante di questa situazione è il cross Eur/Usd che negli ultimi giorni ha visto complessivamente l'Euro perdere posizioni ma che a seguito delle notizie macroeconomiche giunte nel corso della settimana ha ritracciato più volte in modo consistente.
L'inizio settimana era cominciato all'insegna del dollaro che martedì ha portato il cross da 1.28 a 1.2557: questo movimento è stato dettato più che dalla forza della valuta statunitense, dall'eccessiva debolezza dell'euro che ha risentito dei rumors provenienti dall'Europa dell'est riguardanti le grosse difficoltà che stanno vivendo le principali banche, tutte sull'orlo del collasso.
Molti analisti vedono probabile un crollo della valuta unica europea in un futuro non troppo lontano convinti dell'incapacità, o forse impossibilità, della Banca Centrale Europea di far coesistere un inflazione contenuta, e un livello dei prezzi stabile con una valuta che negli ultimi anni ha continuato a rafforzarsi . Il presidente della Banca Centrale Europea, Trichet, ha confermato nell'ultima conferenza tenuta a Parigi che la priorità in questo momento è mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine ed ha fatto inoltre sapere di essere d'accordo con l'apertura della procedura per deficit eccessivo da parte della Commissione europea nei confronti dei paesi con disavanzo del Pil oltre il 3%.
Se l'Euro forte nei confronti delle altre valute ed in particolare del Dollaro era visto quasi con orgoglio fino a qualche mese fa, ora la crisi ha inevitabilmente ribaltato questa idea e molti dei paesi appartenenti all'Unione Europea avrebbero bisogno di una valuta deprezzata per poter cercare di far ripartire le proprie economie.
I dati macroeconomici riguardanti l'economia europea questa settimana hanno confermato il momento negativo dei singoli stati a partire dalle aspettative degli ordini industriali britannici (-56 vs. -45), per continuare con gli indici riguardanti il settore manifatturiero francese e tedesco, entrambi al di sotto delle previsioni. Unica eccezione a questa trend negativo è rappresentata dall'indice ZEW, rivelatosi negativo a -7.8 ma in netto miglioramento rispetto alla rilevazione precedente a -30.8 e alle previsioni degli analisti che lo davano a -27.5.
Giovedì abbiamo invece assistito ad un recupero dell'Euro che ha sfruttato l'ennesimo momento di debolezza dell'economia statunitense sottolineato dai dati macroeconomici usciti a metà settimana che ha fatto tornare il biglietto verde sopra quota 1.2720.
Oltre ai dati negativi riguardanti il settore immobiliare (diminuiti sia i permessi di costruzione sia i progetti di nuove case), ciò che ha preoccupato maggiormente il mercato è stato il calo della produzione industriale che anche nell'ultimo mese ha perso l'1,8%.
Un forte contributo al pessimismo che ha abbracciato l'economia a stelle e strisce è fornito sicuramente dal settore automobilistico , la cui crisi sembra aver contagiato tutte le più grandi case. Nei due piani già approvati sono presenti numerosi aiuti a questo settore ma è certo che la crisi delle quattro ruote rappresenta uno dei compiti più difficili per la nuova amministrazione Obama.
Va riportato anche il dato sulle richieste di sussidi alla disoccupazione in aumento a 627 mila arrivando così, considerando le continuative per la settimana precedente, a toccare quota 4.9 milioni, ai massimi da 27 anni.
A riportare ottimismo però è intervenuto Sylvain Leduc, nella nota pubblicata dalla Fed, facendo sapere che il piano di recupero varato nei giorni scorsi porterà benefici a partire dalla seconda metà del 2009, con una stima della crescita dell'economia reale che si attesterà attorno al -1% (senza il piano si sarebbe verificata una contrazione del 2.2%) e un tasso di disoccupazione che a fine anno dovrebbe attestarsi attorno all'8.9%. A conferma di questa tesi va segnalato anche come il leading index statunitense, che misura le aspettative per l'attività economica futura, abbia registrato un incremento dello 0.4% decisamente superiore alle previsioni che lo vedevano in aumento dello 0.1%.
Dopo il recupero di giovedì dell'Euro, l'ennesimo crollo delle borse europee ha riportato il cross a superare quota 1.2581 confermando la correlazione che vede Euro e anche Yen in recupero in concomitanza con mercati azionari positivi e deboli invece in caso contrario.
Per completare l'analisi settimanale va segnalato anche un sostanzioso calo del franco svizzero, in particolar modo nei confronti dell'euro, causato in gran parte dalla notizia dell'accordo tra le autorità americane e UBS per il risarcimento da parte del colosso bancario svizzero di 780 milioni di dollari e della divulgazione di 250 nomi di correntisti statunitensi. Rumors, subito smentiti da UBS parlano però di un accordo ben più sostanzioso che secondo queste voci prevede la divulgazione di informazioni su ben 52.000 conti segreti intestati ad americani che di fatto metterebbero in crisi un sistema che ha avuto da sempre il suo punti di forza nel cosiddetto “segreto bancario”.

martedì 17 febbraio 2009

Fari puntati sull'economia europea


La settimana appena cominciata ha visto protagonista il dollaro statunitense che ha guadagnato posizioni importanti nei confronti della Sterlina ed in particolare della moneta unica europea.
Più che per la forza della valuta americana, che non si può certo dire venga favorita o sostenuta dai dati macroeconomici che giungono da oltremanica, le motivazioni di questo recupero sono da ritrovare nella eccessiva debolezza di Sterlina ed Euro che risentono delle notizie non proprio incoraggianti riguardanti lo stato delle relative economie.
Il mercato infatti, non è più certo della forza e della consistenza dell'economia europea che se prima era sostenuta da parole ottimiste ed incoraggianti del presidente della Bce Trichet ora vede traballare le certezze anche degli organi economici più importanti.
Interessante a tal proposito sarà vedere l'indice ZEW tedesco che sarà rivelato stamattina e che potrebbe ulteriormente affossare l'Euro.

La crisi tra piani di recupero e riunioni internazionali


Grande fermento sui mercati finanziari e tra i massimi organi economici europei e mondiali. La crisi ha messo tutti sullo stesso piano ed ha posto a tutti, chi più chi meno, gli stessi gravi problemi da risolvere ed ogni paese, ogni economia, sta cercando di adottare politiche più o meno condivisibili.
La settimana che si sta concludendo è stata ricca di eventi e dati macroeconomici molto interessanti, ma i due eventi cardine sono rappresentati dal piano anti-crisi presentato dal presidente americano Obama e Geithner, e la riunione del G7 di oggi a Roma.
Ma partiamo da ciò che è successo martedì scorso, giorno in cui il senato statunitense ha dato il nullaosta al pacchetto anti-crisi (Tarp2) proposto da Obama e indirizzato principalmente al sistema bancario e al settore dei mutui, i principali problemi dell’economia a stelle e strisce.
Nei giorni che hanno proceduto l’annuncio, si vociferava riguardo la creazione di una Bad Bank che si sarebbe accollata in toto i debiti del settore bancario, e la smentita arrivata martedì ha provocato una rovinosa caduta dei listini azionari a Wall Street.
Il piano presentato, consiste infatti nella creazione di un fondo, a partecipazione pubblica e privata, che avrà il compito di acquisire fino a 500 miliardi di debiti bancari. E’ stato anche sottolineato, forse in modo un po’ superfluo, che, per accedere a questi aiuti, gli istituti bancari saranno sottoposti a controlli ancora più rigorosi. Per quel che riguarda il problema dei mutui, il piano prevede un aiuto di 50 miliardi destinati a soccorrere coloro i quali non riescono più a sostenere le rate o si trovano di fronte a pignoramenti.
Per quel che concerne i restanti dati statunitensi resi noti questa settimana, possiamo riportare il dato riguardante la bilancia commerciale, il cui deficit aumenta ancora rispetto le previsioni (-37.0B) assestandosi a -39.9B e le richieste di sussidi alla disoccupazione salite a 623K contro le 610K attese.
Unico dato positivo, in controtendenza, il dato sulle vendite al dettaglio che a dispetto delle previsioni che le vedevano in calo dello 0,8% si sono rivelate in aumento dell’1,0%.
Per quel che riguarda l’eurozona la settimana è stata molto negativa; sono infatti stati pubblicati i dati riguardanti i prodotti interni lordi dei principali paesi dell’unione europea che si sono rivelati ampiamente in calo.
Caso lampante è quello della Germania che ha visto calare il Pil di 2,1 punti percentuali, calo peggiore dal 1987, che segue l’ultima rilevazione che aveva visto perdere altri 0,5 punti percentuali; ancora più grave il dato che ha riguardato la nostra economia che nel quarto trimestre ha visto scendere il Pil del -2,6%.
Per quel che riguarda le valute non ci sono grosse novità rispetto alle scorse settimane con il cross principale, l’Eur/Usd, che si tiene sempre tra i supporti a 1,2700 e le resistenze a 1,3100.
Ancora non vede la “luce” la Sterlina che, dopo aver tentato un debole recupero a metà settimana contro Euro , Yen e Dollaro si è assestata rispettivamente a quota 0,8850 , 133,00 e 1,4530.
Questa settimana quindi, ci ha fatto capire che siamo ancora ben lontani da una qualsivoglia soluzione e che questa crisi è ben lontana dall’essere risolta; il pessimismo regna sovrano come confermano le dichiarazioni del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale “Il problema è che gli effetti sull’economia reale, per la maggior parte, non si sono ancora fatti sentire”, ma quello che si aspetta il mercato non sono altre dichiarazioni allarmanti, bensì proposte e soluzioni che difficilmente potrebbero già arrivare dopo questo meeting a Roma.

mercoledì 11 febbraio 2009

Lavori in corso...TARP 2


Ieri è stata una giornata importante per quel che riguarda l'economia statunitense; il nuovo mistro del tesoro in accordo con il senato ha approvato il nuovo piano anti crisi, il cosidetto Tarp 2.
Questo piano da quasi 830 miliardi di dollari prevede grandi aiuti al sistema bancario statunitense accompagnati da controlli più rigidi, che ha detta di Geithnern nuovo segretario al Tesoro, sono mancati precedentemente e sono stati una delle cause di questo tracollo.
Le attese per la creazione di una banca che eliminasse il "marcio" dalle varie società finanziarie e bancarie è sono state deluse; è stata infatti annunciata la creazione di un nuovo fondo misto, pubblico e privato, di quasi 500 miliardi di dollari per l'acquisizione degli asset messi peggio.
Per il settore immobiliare e la relativa crisi dei mutui il Governo ha deciso di stanziare quasi 50 miliardi per venire in contro ai cittadini in difficoltà con il pagamento delle rate.
Il mercato, come preventivato, non ha reagito bene a queste notizie ed in poche ore i listini azionari a stelle e strisce hanno perso quasi il 4%.

lunedì 9 febbraio 2009

L'importanza dell'analisi fondamentale


Parlare di mercati finanziari e cercare di azzardare delle previsioni di questi tempi ,diventa un compito sempre più arduo e pericoloso ed espone a grandi rischi di smentite; ovviamente anche il mercato delle valute non si sottrae a questa condizione.
Sfogliando riviste specializzate e siti internet ci si imbatte ogni giorno nelle più disparate e contraddittorie analisi di mercato e spesso si esce da queste letture con molte domande ed una sola certezza: siamo di fronte ad una situazione che il mercato valutario non aveva mai dovuto affrontare e di conseguenza nessuno sa nè come nè soprattutto quando si riprenderà.
Se è vero che questa crisi ha modificato in maniera considerevole le caratteristiche del forex, rendendolo più volatile e diminuendo la liquidità anche nei suoi cross più importanti è anche vero che altre cose sono rimaste invariate; una di queste, a mio avviso, è sicuramente l'analisi fondamentale che, a differenza di altri metodi, meglio si attiene alla realtà e meglio, in un periodo come questo, ci fa capire le difficoltà di ogni paese e di conseguenza delle relative valute.
Proviamo quindi a dare una visione d'insieme di quello che è successo nell'ultima settimana a livello macroeconomico: gli eventi più importanti hanno riguardato le riunioni della Banca centrale Europea e della Bank of England oltre che i numerosi dati sulla disoccupazione provenienti dagli States.
Una delle azioni principali con cui le banche centrali di tutto il mondo hanno cercato di combattere la crisi è stato sicuramente l'abbassamento del costo del denaro che ha portato alla sostanziale scomparsa dei carry trades e che anche questa settimana ha focalizzato l'attenzione del mercato.
La gran parte degli investitori questa settimana aveva gli occhi puntati sulle banche centrali Europea e Inglese: ambedue i meeting hanno mantenuto le previsioni, rispettando i consensus che vedevano Trichet certo nel tenere i tassi al 2,00%, mentre King deciso a tagliare ulteriormente i tassi di interesse nel Regno Unito all'1,00%.
Va segnalato a tal riguardo come anche in Australia, la banca centrale ha deciso di seguire la politica monetaria intrapresa settimane fa abbassando il costo del denaro dal 4,25% al 3,25%.
Se parliamo di analisi fondamentale e dati macroeconomici non possiamo non parlare di Stati Uniti, considerati da tutti un buon indicatore dello stato di salute dell'economia mondiale: se l'inizio di questa settimana aveva illuso un po' gli analisti con i dati sulla vendita di case esistenti (6,3%) e con l'indice ISM del settore manifatturiero, rivelatosi migliore delle aspettative (35,6 contro 32,4), gli ultimi giorni della settimana hanno ricordato la grave crisi in cui si trova l'economia statunitense.
Dopo il dato sulle richieste di disoccupazione (in aumento a 626K) di giovedì, oggi si è avuta la conferma di come uno delle due principali cause del tracollo dell'economia a stelle e strisce sia ancora in grande affanno; il dipartimento del lavoro americano ha infatti diramato i dati riguardanti la perdita di lavoro nel settore non agricolo che ha visto diminuire l'occupazione di 598mila unità.
E' il tredicesimo mese consecutivo che l'occupazione cala in questo settore, mentre il settore manifatturiero ha visto perdere nell'ultimo anno 3.6 milioni di posti di lavoro, metà dei quali negli ultimi tre mesi. Questa serie incredibile di dati ha contribuito a portare il tasso di disoccupazione statunitense dal 7,2% al 7,6%.
Come si può facilmente evincere da questo breve riepilogo dei dati macroeconomici, la crisi è ben lontana dall'essere risolta e i cambi rispecchiano questo periodo di incertezza rimbalzando sui supporti e sulle resistenze in canali molto larghi senza riuscire mai a prendere una direzione ben precisa.

giovedì 5 febbraio 2009

Costo del denaro e disoccupazione


Giornata ricca di avvenimenti importanti oggi. Potremmo assistere infatti a qualche movimento interessante grazie alle riunioni di BCE, BoE e ai dati macroeconomici statunitensi.

Tra l'una e le due di oggi pomeriggio, infatti, dovremmo venire a conoscenza delle decisioni prese nei due meeting delle banche centrali che dovranno valutare la possibilità di dare un ulteriore taglio al costo del denaro proseguendo con la politica adottata dalla totalità delle banche centrali mondiali per combattere la crisi.
Se un taglio da parte della Bank of England è dato dal mercato quasi per scontato (da 1,50% a 1,00%), meno probabile è un abbassamento dei tassi da parte della banca centrale europea che dovrbbe lasciare il costo del denaro invariato per poi intrevenire eventualmente solo nel mese di marzo.
E' un mercato che vive una fase di lateralità strana, con i maggiori cross che rimbalzano sui supporti e sulle resistenze in canali molto ampi in attesa che il mercato prenda una vera e propria direzione di lungo periodo.
Per quel che riguarda il biglietto verde il mercato, dopo i dati non troppo negativi riguardanti l'indice ISM, attende con ansia i dati riguardanti uno dei principali protagonisti in negativo della crisi a stelle e strisce: il mercato del lavoro.
Tra oggi e domani sono attese le richieste di disoccupazione ed i non farm Payroll che potranno darci una prospettiva migliore dello stato di salute dell'economia statunitense.

mercoledì 4 febbraio 2009

Sterlina a picco


Inizio settimana in stand-by. Il mercato valutario rimane piuttosto fermo in questi primi giorni della settimana in attesa delle riunioni delle banche centrali europea e britannica.

Giovedì infatti sono in programma il meeting della BCE e della BOE e le relative decisioni potrebbero creare dei movimenti interessanti per quel che concerne i cross delle rispettive valute.
Se le possibilità di un ulteriore taglio dei tassi sono minime per quel che riguarda Trichet e soci, molto più probabile è una riduzione del costo del denari di 0,50 basis points per quel che riguarda la banca centrale del regno unito che visto il momento di estrema difficoltà vissuto dalla sterlina vede di buon occhio qualsiasi tipo di soluzione.
Nei giorni scorsi da più parti si è vociferato di un sempre più probabile ingresso della sterlina nella moneta unica europea, parole che non hanno trvato alcuna smentita ufficiale e che sono state invece rafforzate dal commissario della comunione europea che ha espressamente detto che nel lungo periodo è molto probabile che anche l'Inghilterra entri a far parte dell'Euro.