lunedì 14 dicembre 2009

Improvvisa inversione di trend.


Dopo mesi di notizie macroeconomiche negative provenienti dall’economia statunitense ecco che questa settimana ci ha riservato una consistente ed abbastanza inaspettata dose di dati negativi riguardanti le principali economie europee.
La notizia che più di tutte ha scosso i mercati è stato senza dubbio il taglio del rating sovrano della Grecia per cui si è paventato addirittura un default del debito pubblico nel caso non vengano prese misure importanti da parte della BcE; pesano sull’economia ellenica anche i dati macroeconomici pubblicati negli ultimi giorni che hanno visto la produzione industriale in calo del 9,2% rispetto ad un anno prima. A settembre, la flessione era stata del 9%.
Sul fronte del lavoro, a settembre il tasso di disoccupazione in Grecia è salito al 9,1% rispetto al 9% del mese precedente. Nel settembre 2008, il tasso di disoccupazione era del 7,4%.
Fitch Christopher Pryce, analista che martedì scorso ha tagliato il rating greco, ha espresso le sue perplessità riguardo la capacità dell’istituto centrale europeo di mantener fede alle proprie intenzioni e quindi di riuscire ad evitare il collasso di uno dei paesi dell’eurozona che ha inevitabilmente contagiato gran parte delle economie del vecchio continente.
Le notizie negative per l’economia europea non si fermano qua però, in questi ultimi giorni è stato infatti pubblicato il dato allarmante sulla disoccupazione spagnola che è arrivata vicina alla soglia del 20%.
Ad aggravare ulteriormente la situazione sono arrivate le dichiarazioni del ministro dell’economia tedesca, Wolfgang Schaeuble, che ha affermato come "La crisi finanziaria non è stata superata", aggiungendo che il deficit pubblico della Germania l'anno prossimo sarà almeno il 5% del Pil.
Decisamente diverso lo scenario macroeconomico per quel che riguarda gli Stati Uniti che dopo mesi di dati negativi vivono una settimana di notizie incoraggianti; tra giovedì e venerdì sono stati rilasciati infatti dati molto interessanti ma andiamo con ordine.
Giovedì è stata la giornata del deficit commerciale Usa che si è assottigliato del 7,6% in ottobre, raggiungendo i 32,9 miliardi di dollari mentre le attese degli analisti erano per un deficit di 37 miliardi; le richieste di sussidi alla disoccupazione invece sono ritornate a crescere nell’ultima settimana passando da 457k a 474k.
Venerdì è stata la volta delle vendite al dettaglio aumentate dell’1,3% in novembre per il terzo mese consecutivo e dei prezzi all’importazione aumentati dell’1,7% e delle scorte di magazzino aumentate dello 0.2% rispetto al mese precedente, in cui avevano registrato una variazione negativa dello 0.5% (rivisto da -0.4%).
Il dato che però ha dato la vera scossa al mercato però è stato sicuramente il dato preliminare sulla fiducia dei consumatori negli Stati Uniti si e’ attestato a 73.4 punti, in rialzo dai 67.4 punti del mese precedente; il dato e' decisamente superiore alle stime di mercato che si aspettava in media un progresso a 68.8 punti.
Il mercato valutario ha ovviamente risentito di questa situazione; l’Eur/Usd dopo il crollo successivo alla pubblicazione del dato riguardante la diminuzione della disoccupazione statunitense, si è incanalato in un trend range tra 1,4750 e 1,4680 e nelle ultime ore ha testato con i insistenza i supporti arrivando a toccare quota 1,4633 a ridosso della pubblicazione del dato sulla fiducia dei consumatori prospettando un recupero consistente del dollaro ed l’inizio di un inversione di trend che a questo punto sembra sempre più plausibile. Questa sensazione è supportata anche dalle relazioni positive dell’agenzia di rating Moody che ha confermato come il rating sul debito sovrano statunitense non rischia di essere declassato almeno fino al 2013.
Per quel che riguarda lo Yen negli ultimi giorni abbiamo assistito al ritracciamento di tutte le principali valute nei confronti della moneta nipponica riportando il cross con il dollaro sopra quota 89,30 e con la sterlina sopra 145,00.

mercoledì 9 dicembre 2009

La Grecia affonda l'Euro


I dati macroeconomici affondano l’euro e danno nuove speranze di inversione di trend al dollaro statunitense.
Ciò che più ha destabilizzato il mercato valutario è stata la pubblicazione del dato sul debito della Grecia, la cui situazione economica da più parti è stata paragonata alla crisi che ha portato al “famoso” default dell’Argentina; Fitch ha infatti tagliato il rating sul debito pubblico greco portandolo a BBB+ con outlook 'negative', ed è la prima volta da dieci anni a questa parte che il debito greco scende sotto il grado 'A', per il deterioramento dei conti pubblici.
A poco sono servite le parole del presidente della BcE Trichet, che cercato di tranquillizzare il mercato rassicurando sulla situazione dell’economia ellenica.
La chiusura odierna del cross sarà cruciale per capire dal punto di vista tecnico se siamo arrivati ad una inversione del trend rialzista che dura ormai da tutto il 2009 o il cross è destinato a ritornare attorno quota 1.50.

lunedì 30 novembre 2009

Quando meno te lo aspetti


Quando finalmente sembrava che sul mercato fosse finalmente tornato un periodo di agoniata tranquillità ecco che a scuotere il mercato ci pensa chi meno ti aspetti.
La notizia del debito di Dubai World ha ovviamente colto impreparato il mercato ed ha avuto ripercussioni importanti sui listini azionari ed in parte anche sul mercato valutario;l’eventuale crack finanziario degli emiri sarebbe un colpo pesante per un mercato che ha sofferto già molto in questi ultimi mesi e che con molta fatica stava uscendo fuori da una crisi senza precedenti.
Prima di lasciarsi andare a facili allarmismi però bisogna attendere le risposte di Dubai World e delle istituzioni monetarie arabe che hanno prontamente reagito a questa notizia assicurando liquidità alle banche che operano sul territorio ed assicurando il mercato circa la solidità del sistema bancario degli Eau.
La Banca Centrale degli Emirati sembra aver ottenuto l’effetto desiderato ed i listini azionari, almeno per il momento hanno in parte recuperato le perdite accumulate venerdì ma il problema più grande resta sicuramente capire come reagirà la fiducia degli investitori soprattutto sul fronte dei paesi super-indebitati.
Per quel che concerne il mercato valutario l’overlooking macroeconomico rimane invariato ed il dollaro continua a perdere posizioni nei confronti della valuta unica europea che resta stabilmente sopra quota 1,50 con target a 1,5140. Discorso a parte va fatto per lo Yen che presenta cross speculari nei confronti delle tre principali valute estere; interessante sarà notare il comportamento della valuta nipponica in questa settimana che dopo aver fatto segnare i minimi (quasi) assoluti nei cross con dollaro sterlina ed euro ed aver ritracciato in queste prime ore della settimana potrebbe continuare in questi giorni il trend ribassista di lungo periodo.
Recuperano anche le commodites ed in particolare il petrolio che dopo essere arrivato a quota 72,97 dopo la notizia di Dubai World ha recuperato tornando a superare i 76 dollari.
Interessanti i dati macroeconomici di questa settimana in particolare di martedì e venerdì che tasteranno il polso dell’economia a stelle e strisce ed in particolare del settore immobiliare ed occupazionale.

lunedì 23 novembre 2009

Settimana interlocutoria


La settimana appena conclusa è stata abbastanza interlocutoria per il mercato valutario che ha risentito dell’incertezza dei dati macroeconomici usciti in settimana che hanno impedito ai cross più importanti di intraprendere una direzione precisa.
I movimenti più interessanti di questa settimana hanno riguardato la sterlina che ha perso posizioni nei confronti di tutte le principali valute estere penalizzata più che dai dati macroeconomici rilasciati in settimana nonostante tutto abbastanza positivi ( vedi l’indice dei prezzi al consumo in rialzo all’1,5% e l’aspettativa degli ordini alle industrie in aumento), dall’indecisione e dalla poca compattezza di intenti trapelata dal testo della riunione dei vertici economici britannici che si sono trovati in disaccordo in particolar modo per quel che concerne la prosecuzione del piano Quantetative Easing a sostegno dell’economia del Regno Unito.
Come avevamo anticipato settimana scorsa il doppio massimo fatto segnare dal cable lasciava presagire una possibile inversione di trend che ha infatti visto il cross muoversi al ribasso arrivando a toccare quasi quota 1,65; consistente anche il movimento nel cross con lo Yen che è passato da quota 150,30 a sfondare il supporto a 147.0.
Discorso diverso invece per quel che riguarda il dollaro da cui si attende sempre un recupero ma che continua ad oscillare nei cross più importanti in canali laterali abbastanza definiti; eur/usd e usd/chf sono simili da questo punto di vista e vedono i cross rimbalzare sui minimi e i massimi di brevissimo periodo senza riuscire a prendere direzioni.
Questo andamento rispecchia d’altronde i dati macroeconomici statunitensi pubblicati questa settimana che hanno alternato dati positivi e negativi: ad inizio settimana le vendite al dettaglio sono state riviste al rialzo dell’1,4% mentre l’indice Empire State Manifatturiero è calato drasticamente a 23,5 a dispetto dell’ultima pubblicazione a 34,6.
L’alternarsi delle notizie è proseguito anche nei giorni successivi che hanno visto il settore immobiliare ancora in difficoltà con i permessi edili scesi a 0,53M e l’indice dei prezzi al consumo salito dello 0,3%.
Le richieste di sussidi alla disoccupazione sono rimaste stabili nell’ultima settimana ma ciò che preoccupa seriamente è il possibile ritorno dell’insolvenza dei mutui delle famiglie americane: Mortgage Bankers Association ha fatto sapere che a fine settembre oltre il 14 per cento dei titolari di mutui per l'acquisto di casa risultava o insolvente o in ritardo di più di tre mesi sui pagamenti.
Per quel che riguarda l’eurozona grande impatto sul mercato valutario hanno avuto le parole di Trichet che ha in relazione ai sussidi straordinari alle imprese ha affermato che qualsiasi iniziativa che non sia standard e il cui mantenimento provochi una minaccia alla stabilita' dei prezzi deve essere cancellata prontamente e inequivocabilmente; tutto ciò ha ovviamente penalizzato la valuta unica europea che ha perso posizioni in particolare nei confronti del dollaro toccando i minimi di inizio mese andando a toccare quota 1,4799.

lunedì 16 novembre 2009

Borse ancora in rialzo e dollaro ancora in difficoltà.


Chi opera sul mercato valutario ormai sa che questa è una regola che viene rispettata pedissequamente e non ci si stupisce più nel vedere il dollaro perdere posizioni nei confronti delle principali valute estere nonostante la pubblicazione di dati macroeconomici confortanti.
Il vero volano della valuta statunitense sono i listini azionari che ovviamente risentono maggiormente dell’andamento delle principali società americane che anche negli ultimi giorni hanno fatto registrare dati molto positivi.
A dar manforte alla moneta unica negli ultimi giorni è però arrivato anche il dato riguardante il Pil che dopo mesi è tornato nuovamente a crescere ridando fiducia anche all’economia del vecchio continente; per quel che concerne l’economia statunitense invece la settimana si è conclusa con due dati che sono andati in controtendenza rispetto alle ultime indicazioni con la bilancia commerciale che ha fatto segnare un deficit superiore alle attese (36,5 mld di dollari) e l’indice sulla fiducia che ha evidenziato un calo di più di 4 punti.
Interessante sarà perciò notare come reagirà il mercato agli importanti dati macro che arriveranno oggi pomeriggio dagli States (Vendite al dettaglio, Scorte delle aziende e l’Empire Manufacturing Index) che potrebbero portare ai cross più importanti una grande volatilità ed in caso di dichiarazioni incoraggianti di Bernanke nella conferenza in programma alle 18 un recupero del biglietto verde.
Il cross con la valuta unica europea ed il cable sono abbastanza simili ed evidenziano nel grafico a 4h un doppio massimo che potrebbe portare ad un’inversione di tendenza nel breve periodo dei due grafici; dando un’occhiata ai vari cross è interessante tener d’occhio il cross Eur/Jpy che, entrato ormai da dieci giorni in un canale orizzontale ed oscilla tra 134,8 e 133,7, potrebbe rappresentare un’ottima opportunità nel caso sfondasse i primi supporti o resistenze.
Quel che è sicuro è che a livello macroeconomico ci attende una settimana molto intensa che potrebbe regalare al mercato valutario nuovi scenari e soprattutto una volatilità superiore alla norma.

lunedì 9 novembre 2009

La ripresa dell'economia statunitense rallentata dai dati sull'occupazione


L’economia statunitense conferma la lenta ripresa ma risente ancora del grave aumento della disoccupazione che tocca il punto più alto dal dopoguerra arrivando a superare la soglia psicologica del 10%.
Quest’ultimo dato è una ovvia conseguenza dei mesi appena trascorsi che hanno visto tutte le più grandi aziende in difficoltà costrette a licenziare un gran numero di persone e non arriva quindi inaspettato.
Nonostante questo dato, dicevamo che l’economia sta ripartendo ma ancora non siamo arrivati al punto di svolta ed un segnale arriva anche dalle banche centrali più importanti che nella scorsa settimana di meeting hanno lasciato invariati i propri tassi di interesse di riferimento; fatta eccezione per la banca centrale australiana che per la seconda volta consecutiva, ha alzato il costo del denaro portandolo al 3,50%, Fed, BcE e BoE hanno rispettato le previsioni di mantenimento dei tassi.
La Federal Reserve nel suo comunicato successivo alla decisione riguardante il costo del denaro ha ben fotografato il sentiment generale: le previsioni delle massime autorità economiche statunitense parlano del mantenimento di tassi eccezionalmente bassi per un periodo di tempo prolungato perché i timori sul fronte dei prezzi sono praticamente inesistenti.
La decisione presa all’unanimità dai membri della Fed è stata influenzata anche dalla consapevolezza che la spesa delle famiglie sembra riprendersi , ma resta comunque penalizzata dalle perdite di posti di lavoro, dalla debole ripresa del reddito e dall’irrigidimento delle condizioni del credito.
Nessuna notizia di rilievo è poi giunta dal meeting del G20 che ormai non ha neanche più effetti sul mercato; ciò che può realmente muovere il mercato valutario ora che le politiche macroeconomiche iniziali sono state attuate e che la situazione sembra essersi stabilizzata sono le decisioni delle banche centrali che potrebbero decidere di “mettere mano” al costo del denaro invertendo il trend ribassista che nel corso di questa crisi ha riportato tutti i principali tassi di interesse nazionali attorno allo zero.
Per quel che riguarda i principali cross assistiamo ad un recupero della valuta unica europea nei confronti di un dollaro in difficoltà dopo i dati macroeconomici negativi di fine settimana; la correlazione tra il biglietto verde e le materie prime poi porta il petrolio nuovamente a ridosso degli 80 dollari al barile e l’oro a quota 1108,30.
Interessante sarà valutare lo stato di salute dell’economia europea che quest’inizio settimana sarà fotografata da importanti indici macroeconomici tra cui la produzione industriale tedesca, l’indice ZEW e la produzione industriale europea la cui crescita è vista in calo allo 0,6% rispetto allo 0,9% della precedente rilevazione.

lunedì 2 novembre 2009

Un’altra volta fuori dalla crisi.


Un’altra volta fuori dalla crisi. Un’altra volta perche’ da qualche settimana a questa parte abbiamo assistito più volte a dichiarazioni che enfatizzavano la ripresa dell’economia subito dopo l’uscita dei qualche dato macroeconomico positivo.
E queste reazioni non si sono fatte attendere neanche questa volta, anche se a dir la verità il dato macroeconomico “di turno” era di quelli che non passano inosservati perche’ il pil americano non registrava un valore positivo da luglio ’08 e perché soprattutto il valore reale (3,5%) è stato superiore alle aspettative che erano considerate troppo ottimiste.
Questo dato incoraggiante però va guardato nel contesto di una settimana che a livello macroeconomico non ha fornito dati certamente positivi; seguendo un ordine cronologico notiamo come martedì la fiducia dei consumatori ha fatto segnare un ulteriore ribasso (47.7 vs. 53.7) e come l’indice Richmond per il settore manifatturiero sia passato da 14 a 7 ( un valore più alto corrisponde ad uno stato di salute migliore per il settore).
Mercoledì è stato il turno del settore immobiliare che ha confermato di essere ben lontano dalla ripresa (vendita di case nuove in ribasso di 41 mila unità nell’ultimo mese) e il dato sugli ordini dei beni durevoli nonostante abbia fatto segnare un rialzo dell’1% è stato comunque al disotto delle aspettative.
Giovedì è stato il gran giorno del dato sul Pil statunitense a cui ha però fatto da contraltare la notizia riguardante le richieste di sussidi alla disoccupazione che nell’ultima settimana sono rimaste costanti senza diminuire come avevano previsto gli analisti di settore.
Ed è proprio questo il punto, non potremo dire di essere fuori dalla crisi fino a che i dati positivi non riguarderanno l’economia reale; fino a che non vedremo la gente che torna a spendere ( a tal proposito va ricordato il dato uscito in giornata che vede i consumi personali statunitensi in calo di 0,5 punti percentuali) e non vedremo tornare un po’ di inflazione non potremo dire che le cose vanno bene solo perché i listini azionari hanno ripreso a correre ed hanno recuperato gran parte delle perdite subite.
Certo una regolamentazione più strutturata dei mercati e regole più rigide per il settore finanziario sono obiettivi necessari per far si che la probabilità che si riverifichi quanto successo nell’ultimo anno ma come ha affermato il direttore generale del FMI le politiche anti-crisi non vanno interrotte troppo presto e “non bisogna affrontare solo problemi di ordine tecnico-economico ma si pone un problema di emergenza sociale…infatti nei paesi a basso reddito la situazione è più difficile…”.
Per quel che riguarda il mercato valutario non si è smentita la correlazione che vede il dollaro perdere posizioni a ridosso di dati macroeconomici incoraggianti e listini azionari in rally.
Da segnalare anche il recupero dello Yen che sembra aver iniziato un recupero strutturato sui maggiori cross; per ultimo notiamo come il cable nel grafico giornaliero abbia fatto segnare un doppio massimo che può essere preludio di una forte inversione di trand.

martedì 27 ottobre 2009

Recupero del dollaro


La giornata negativa dei listini azionari del vecchio continente ha trascinato con se anche la valuta unica europea che dopo settimane ha fatto segnare una prima vera forte correzione al ribasso nei confronti del dollaro statunitense.
Il biglietto verde ha infatti approfittato della congiuntura negativa delle piazze europee che hanno subito, forse eccessivamente, le preoccupazioni degli investitori riguardanti la possibilità di inasprimento delle politiche fiscali da parte dei principali governi dell'unione europea volte a ridurre l'aumento di speculazioni.

Il dollaro ha poi recuperato posizioni nei confronti delle principali valute estere ed in particolare con sterlina e franco svizzero.

Oggi ci attendiamo una giornata con grandi movimenti aiutati dalla grande volatilità e dai grandi volumi negoziati sul mercato valutario in questi giorni.

lunedì 12 ottobre 2009

L'ottimismo è la cura per la crisi, o forse no.


Settimana interlocutoria ed altalenante ricca di colpi di scena che ha fatto muovere in modo consistente il mercato valutario.
La sensazione che si respira sui mercati è che si stia passando da un periodo nero in cui il pessimismo la faceva da padrone, con dati macroeconomici e dichiarazioni allarmanti, ad un periodo in cui regna l’incertezza ma anche la speranza di una ripresa nutrita dai da alcuni dati incoraggianti e da dichiarazioni di vertici economici delle più importanti economie che sempre più spesso si lasciano andare a slanci di ottimismo.
Sempre da più parti dicono che da questa crisi si esce con l’ottimismo e la fiducia, e allora pur non essendo concorde in toto con questa teoria, proviamo a vedere ciò che di positivo è accaduto questa settimana a livello mondiale; questi ultimi giorni hanno visto riunirsi le principali banche centrali ed il primo segnale importante è venuto dall’Australia che ha deciso di alzare il costo del denaro di 0,25 punti percentuali con una mossa che ha una valenza quasi storica per questo periodo economico caratterizzato da una serie di tagli mai verificatasi in precedenza, e poco importa se l’economia australiana era una delle poche a non essere entrate in recessione, l’ottimismo che ci siamo prefissati di seguire ci deve far pensare che questo è un primo forte segnale di ripresa.
Altri segnali positivi arrivano dallo stato di salute dell’economia statunitense che in questi 5 giorni ha visto crescere l’indice ISM ( importante indicatore dello stato di salute dell’economia a stelle e strisce) a 50.9 rispetto ai 48.4 della precedente rilevazione e ha visto diminuire le richieste di sussidi alla disoccupazione da 554k a 521k nell’ultima settimana.
Segnali sicuramente incoraggianti supportati dalle recenti dichiarazioni del capo della Federal Reserve Bernanke, che ha rassicurato tutti sulla prontezza e sulle capacità della banca centrale statunitense a sostenere la ripresa nel momento in cui l’economia ripartirà; poco importa se il FMI, riunitosi sempre questa settimana a Venezia, si sia mostrato pessimista ricordando come si preveda che il tasso di disoccupazione statunitense, già ai massimi storici al 9,8%, possa superare quota 10% nella seconda metà dell’anno.
A proposito della riunione di Venezia del Fondo Monetaria Internazionale, l’ottimismo ci porta a pensare che le dichiarazioni di Trichet concernenti l’uscita dalla recessione e la conferma della volontà di stabilizzare e limitare le oscillazioni sul mercato valutario siano da considerare come segnali positivi; poco importa se questa tranquillità sul mercato dei cambi non riusciamo a vederla e la politica di dollaro forte di Obama non sembra avere gli effetti sperati.
Se guardiamo lo sviluppo del cross Eur/Usd nel corso dell’ultima settimana vediamo come si sia passato da minimi a 1,4696 a massimi a 1,4816: gli eventi che hanno movimentato il cross sono da ritrovarsi in particolare nella corsa del prezzo dell’oro che come paventato dal giornale britannico “The Indipendent” sia dovuta alla decisione delle economie asiatiche di sostituire il dollaro con l’oro come bene rifugio paventando anche l’ipotesi di accordi tra Cina, Russia, Giappone e Francia per smettere di utilizzare il biglietto verde come valuta per l’acquisto del petrolio.
Le parole di Bernanke, che ha chiarito anche come la Fed cambierà strategia di politica monetaria non appena l’outlook macroeconomico migliorerà, hanno spinto la sostenuto il ritracciamento della valuta statunitense che è arrivata fino a quota 1,4716 lasciando però la sensazione che si tratti di un recupero temporaneo.

mercoledì 7 ottobre 2009

Tassi australiani e prezzo dell'oro


Ancora riunioni importanti. In questi giorni si sta concludendo il meeting del FMI con le immancabili proteste ed i soliti buoni propositi. Nel frattempo i mercati mondiali prestano la loro attenzione principalmente su due eventi: da una parte la decisione della banca centrale australiana di alzare il costo del denaro, primo esempio dopo la nota ondata di tagli post-crisi, dall’altra la corsa del prezzo dell’oro e del petrolio.
Se l’aumento in Australia dei tassi di interesse può essere decifrato come un segnale positivo per l’economia mondiale, finalmente fiduciosa per una ripresa imminente, l’aumento del prezzo dell’oro va ricercato in motivazioni più profonde e meno limpide.
Come anticipato dal giornale britannico “Indipendent”, sembra che le potenti economie asiatiche abbiano deciso di ridurre il potere del dollaro e quindi la loro dipendenza dalla valuta statunitense scegliendo l’oro come rifugio in questo periodo di incertezza, utilizzando il biglietto verde principalmente come mero strumento per l’acquisto di petrolio.
Questo spiegherebbe in parte anche l’aumento del prezzo dell’oro nero ed il continuo deprezzamento del dollaro che in queste ultime ore continua a perdere terreno nei confronti dell’Euro ( superata nuovamente quota 1,4735)e soprattutto nei confronti dello Yen nei confronti del quale da inizio estate è passato da sfiorare quota 100 ad arrivare ai minimi relativi di questi giorni a 88.180.

lunedì 5 ottobre 2009

Lo stato di salute dell’economia statunitense e l’andamento dei mercati finanziari muovono il mercato dei cambi.


Lo stato di salute dell’economia statunitense e l’andamento dei mercati finanziari muovono il mercato dei cambi e incidono in maniera determinante sull’andamento dei cross più importanti.
E’ passata la settimana del G-20 e la sensazione che è rimasta è quella di un’occasione persa per parlare e discutere di problemi reali legati al mercato dei cambi che per risposta sembra avere praticamente ignorato un meeting da cui sono usciti grandi discorsi, frasi ad effetto, ma poca sostanza che non ha avuto alcun effetto sui cambi.
Questa settimana ha infatti confermato in sostanza che ciò che guida ed indirizza i vari cross, sono i dati macroeconomici riguardanti l’economia a stelle e strisce e l’andamento delle borse che continuano ad avere una relazione inversa con il dollaro.
Ma andiamo per gradi; il sentiment degli analisti dopo i numerosi ed importanti dati macroeconomici pubblicati nel corso di questa settimana vede un economia statunitense ancora tentennante, che ancora non sembra aver le forze per una ripresa decisa e consistente.
E allora proviamo a riportare qualche dato uscito nella settimana: martedì è stato pubblicato l’indice S&P sull’andamento dei prezzi delle case è risultato ancora in negativo ma con una percentuale inferiore alle attese (-13,3% vs. -14,3%) mentre il conference board ha annunciato che il livello di fiducia dei consumatori è sceso a 53.1 dopo il dato molto positivo di fine agosto che l’aveva visto salire a 54.5.
Mercoledì è stato invece pubblicato il dato sulla disoccupazione che ha disilluso le speranze degli analisti che avevano previsto un calo della disoccupazione nel settore non-agricolo e che invece hanno visto pubblicare un dato ben più negativo (-254K) rispetto alle previsioni (-200K).
Giovedì è stata sicuramente la giornata che più di tutte ha “mosso” i mercati, azionari e valutari, con gli indicatori macroeconomici pubblicati; il più importante è stato sicuramente l’indice ISM dei direttori degli acquisti (l’indicatore più importante per determinare lo stato di salute del’economia) che ha tradito le attese che lo volevano in rialzo rispetto alla rilevazione precedente (59.9) a 53.9 facendo segnare addirittura un ribasso di di 0.3 punti.
In controtendenza invece il dato riguardante i contratti di vendita in corso di case che ha fatto segnare un aumento del 6,4% ben al di sopra dello 0,9% previsto.
L’ultimo giorno della settimana non ha fatto altro che confermare quanto accaduto in precedenza con il tasso di disoccupazione che è aumentato nuovamente sfiorando la soglia del 10%; da riportare che anche il dato allarmante riguardante gli ordini alle industrie, in calo dello 0,8% nel mese di agosto.
Come hanno reagito i cambi a questa settimana? L’eur/usd ha vissuto una settimana con variazioni molto consistenti: ha cominciato la settimana in rialzo per poi far segnare una netta inversione di tendenza giovedì quando, in concomitanza con l’uscita del dati macroeconomici e del calo dei listini azionari, ha ritracciato fino a quota 1,45105 per poi arrivare in queste ore a toccare 1,4479 per poi risalire con un movimento importante sopra quota 1,4610 dopo il dato molto negativo riguardante disoccupazione e ordini alle fabbriche, confermando se ancora ce ne fosse bisogno, la grande attenzione con cui il mercato segue la pubblicazione dei dati macroeconomici.
La sensazione e che anche la prossima settimana ci dovremo aspettare un biglietto verde forte, stesso discorso vale per lo Yen mentre per l’Euro e la Sterlina le difficoltà dovrebbero persistere.

lunedì 28 settembre 2009

Concluso il G-20


Settimana di grandi incontri e di grandi discussioni tra i vertici delle più grandi economie mondiali che si sono riuniti a Pittsburgh per il meeting del G-20.
Dichiarazioni importanti da parte dei protagonisti di questo meeting che parlano di rivalutazione del G-20 a livello di coordinamento delle politiche macroeconomiche internazionali, affermando di aver creato « una architettura economica internazionale per il Ventunesimo secolo».
Staremo a vedere come si evolverà in futuro questo nuovo “organismo”. Per ora ci limitiamo ad analizzare il presente: nessuno si aspettava grandi decisioni o rivoluzionare soluzioni da questo incontro che per sua stessa natura è privo di potere legislativo, ma certo questa sarebbe stata un’ottima occasione per affrontare, discutere e cercare di tracciare delle linee guida per i grandi problemi che i mercati internazionali stanno vivendo, primo fra tutti la “bolla delle economie dei paesi dell’est” di cui tutti parlano, la forte disoccupazione a livello mondiale e la difficoltà a riprendersi della domanda.
Il tema che sembra, invece, abbia caratterizzato questa assemblea e sui cui tutti hanno puntato gli occhi sono stati i bonus da elargire agli esponenti della finanza; non è certo un problema da sottovalutare, importante come più volte ha sostenuto il presidente degli Stati Uniti Barak Obama, è impiantare un sistema di leggi che regoli i guadagni dei più grandi esponenti del mondo della finanza che nel corso dell’ultima crisi hanno fatto gridare allo scandalo evidenziando una grave mancanza di moralità in particolar modo in un periodo difficile come quello attuale.
Ma questa settimana non è stata solo G-20, è stato pubblicato un gran numero di dati macroeconomici che ha ben fotografato le difficoltà presenti a livello internazionale; ma andiamo per gradi.
Particolarmente significative a tal proposito sono stati questi ultimi giorni della settimana a partire da mercoledì giorno in cui sono stati pubblicati dati da Europa, Gran Bretagna e States: in Europa sono stati pubblicati i dati del PMI manifatturiero e dei servizi dei maggiori paesi aderenti all’unione risultati tutti in calo, in particolar modo in Germania in cui il PMI manifatturiero è sceso al di sotto della soglia di 50.0.
La BoE ha deciso all’unanimità (tutti i 9 voti a favore) di mantenere il costo del denaro invariato, decisione identica a quella presa dalla Fed qualche ora dopo in cui i vertici statunitensi hanno deciso di mantenere i tassi all’interno della forbice di 0-0,25%.
Sempre a proposito dell’economia a stelle e strisce vanno segnalati i dati pubblicati giovedì che hanno confermato le difficoltà del settore immobiliare ( vendita di case esistenti in diminuzione da 5.24M a 5.10M) ed hanno invece evidenziato una leggera ripresa a livello occupazionale con le richieste di sussidio alla disoccupazione passate da 551k a 530k.
Per quel che riguarda l’eurozona, dopo il dato positivo relativo ai nuovi ordini alle industrie, l’indice IFO tedesco (indicatore dello stato di salute dell’economia europea) assestatosi a 91.3, è risultato essere in aumento rispetto alla rilevazione precedente (90.5) ma in calo rispetto alle previsioni che lo davano a 92.1.
La giornata odierna ha invece visto calare drasticamente la domanda di beni durevoli negli Stati Uniti che dopo l’ottimo risultato dello scorso mese (+4,9%) ha fatto segnare una contrazione di ben 2,4 punti percentuali.
Osservando lo scenario valutario ad un livello più tecnico i due temi cardini riguardano l’andamento di dollaro e sterlina che stanno muovendo tutti i cross più importanti in modo consistente anche grazie ad un ritrovato aumento della liquidità; lo scenario a medio breve termine vede un biglietto verde che potrebbe continuare la sua corsa nei confronti dell’euro testando nuovamente quota 1,4843, in caso contrario se dovesse sfondare al ribasso quota 1,4600 potremmo assistere ad un versione di trend ( idea rafforzata dal “testa-spalle” venutosi a creare nel grafico a 4h).

martedì 15 settembre 2009

Un anno dall’inizio della crisi

Un anno dall’inizio della crisi; di questi giorni un anno fa parlavamo del fallimento di uno dei colossi della finanza mondiale e improvvisamente crollavano una dopo l’altra certezze e convinzioni che si erano create e fortificate nel corso di decenni attorno al mondo della finanza e dell’economia, in particolar modo quella statunitense.
Dopo un anno, che possiamo catalogare senza timore di essere contraddetti, come uno dei più turbolenti ed “impegnativi” per le autorità a capo delle economie dei vari stati, ci troviamo di fronte ad un momento che potrebbe rappresentare un’inversione di tendenza.
I listini azionari hanno ripreso a salire, l’avversione al rischio sembra essere diminuita e gli investitori sembrano aver recuperato il coraggio per investire, unica via di uscita da questa crisi.
E il mercato valutario? In che condizioni si trova dopo un anno? Le conseguenze della crisi sul forex hanno riguardato la diminuzione dei volumi tradati, con conseguente effetto sulla volatilità dei vari cross che venivano a loro volta “manovrati” dai vertici economici dei vari stati che nel tentativo di mantenere un saldo positivo delle rispettive bilance commerciali cercavano di deprezzare la propria valuta per rilanciare le esportazioni.
La crisi sembra terminare anche sul mercato valutario e le motivazioni che portano a questa conclusione vanno ritrovate nel consistente aumento dei volumi tradati, nella diminuzione della voltilità dei cross tornata ai livelli di un anno fa e nel ritorno del cross Eur/Usd ai livelli pre-crisi.
Proprio quest’ultimo cross ci da come sempre la possibilità di tastare il polso al mercato e di capire qual è lo stato di salute del mercato: guardando il cross in questi ultimi giorni notiamo come il cambio dopo aver toccato i due minimi a novembre 2008 e marzo 2009 ha completato quella che, con un orizzonte temporale molto ampio, può essere definito un doppio minimo che conclude un trend ribassista iniziato a luglio 2008.
Anche vedendo i volumi tradati sul cross Eur/Usd notiamo da fine luglio le contrattazioni siano quasi triplicate passando dai 110.000 di media di prima dell’estate a 280.000, sintomo di una ritrovata fiducia degli investitori.
Non ci resta quindi che aspettare qualche settimana e vedere se tutte queste considerazioni corrispondono al vero; nel frattempo aspettiamo i dati macroeconomici in uscita domani da Europa (indice ZEW) e Stati Uniti ( vendite al dettaglio e conferenza Bernanke) per vedere se nel breve la valuta unica europea riuscirà a confermare il trend positivo.

venerdì 11 settembre 2009

Voglia di sicurezza


Tutti alla ricerca di stabilità e tranquillità. I protagonisti del mercato valutario, policymaker e investitori, sono tutti alla ricerca di una ripresa che sia il più possibile controllata e senza rischi.
Questa è la conclusione abbastanza chiara che è emersa nel corso di questa settimana nel corso dei vari meeting delle maggiori banche centrali mondiali che come primo obiettivo hanno avuto quello di limitare le aspettative del mercato circa politiche aggressive di rialzi dei tassi.
Anche paesi generalmente propensi ad avere tassi elevati tendono a rivedere al ribasso le loro posizioni per cercare di intorrompere il trend riazilsta delle loro valute nazionali che continuano ad apprezzarsi nei confronti del dollaro americano mettendo cosi in difficoltà il settore delle esportazioni creando gravi squilibri nelle loro bilancie commerciali.
Anche gli investitori come dicevamo sono alla ricerca di tranquillità e quindi di rischio molto limitato ma con rendimenti soddisfacenti, tutto ciò che il biglietto verde ora non può garantire.
Ed è così che il dollaro anche svantaggiato dal trend positivo dei listini azionari (continua la correlazione inversa tra dollaro e borsa) continua a perdere posizioni nei confronti delle principale valute mondiali, portandosi in particolar modo con l'Euro sopra la soglia psicologica di 1,46 confermando un movimento rialzista consistente e ben strutturato che lascia spazio ad ulteriori movimenti che potrebbero portare il cross a toccare i livelli di luglio 2008.

lunedì 31 agosto 2009

Si riparte


Le vacanze estive volgono ormai al termine e per il mercato valutario questo potrebbe significare una maggiore volatilità sul mercato provocata dalla ritrovata operatività di tutti gli operatori.

Dal punto di vista macroeconomico invece dovremo aspettare ancora martedi prossimo per avere qualche dato importante che possa dare una scossa ad un mercato, che come abitudine nel mese di agosto, vive nei cross più importanti una fase di tranding range laterale senza grossi "scossoni". Da segnalare il balzo verso l'alto dello Yen, galvanizzato dalla vittoria del partito democratico, che nel corso della notte è riuscito, dopo più di 50 anni a spodestare i liberali e ad ottenere la maggioranza in parlamento.

lunedì 20 luglio 2009

Aumenta il risk-appetite


Torna un po di ottimismo sui mercati ed il primo a farne le spese è il dollaro. Il biglietto verde, considerato da tutti valuta di rifugio in tempi di crisi ed incertezza, inizia a risentire dell'aumento del "risk-appetite".
Se nelle scorse settimane abbiamo più volte parlato di un mercato con pochi movimenti significativi caratterizzato da un andamento costante laterale, molti sono i segnali che ci portano a pensare che questa tranquillità possa essere interrotta nei prossimi giorni.
In primo luogo, come abbiamo detto, la crisi sembra volgere al termine e gli investitori sembrano aver ritrovato il coraggio per reinvestire in valute considerate più rischiose disinvestendo la grande quantità di dollari acquistata in questi ultimi mesi; in secondo luogo l'arrivo del mese di agosto, e delle vacanze, toglie al mercato molti investitori e di conseguenza diminuisce la liquidità esponendo cosi i vari cross a movimenti ed oscillazioni più frequenti e consistenti.
Infine va ricordato come molti governi asiatici hanno ribadito la volontà di diversificare le proprie riserva ufficiali maifestando cosi la volontà di disinvestire dollari americani.
Tutti questi indizi ci portano a pensare che il dollaro potrebbere perdere posizioni nel prossimo mese e che, guardando anche il grafico Eur/Usd, nel caso il cross superasse in un primo momento quota 1.42 e successivamente 1.4355 ci potremmo trovare di fronte all'inizio del primo grande trend valutario del dopo-crisi.

lunedì 13 luglio 2009

Dubbi sul timing della ripresa


E' finita la settimana del G8 "italiano" ed ora gli investitori riprendono a concentrare l'attenzione sui dati macroeconomici relativi alle economie forti nella speranza di avere qualche indicazione sull'andamento del mercato.
Il mercato valutario è ormai da tempo che aspetta indicazioni importanti o segnali di svolta da parte dei vertici delle varie economie per riuscire a fa intraprendere ai cross trend di lungo periodo che non si vedono ormai da tempo. Il tema di fondo di questi ultimi mesi ha riguardato il timing della ripresa globale dell'economia a seguito della crisi: se in un primo momento si parlava di fine 2009, ora sia la BcE che il Fondo Monetario Internazionale hanno espresso i loro dubbi su questa previsione, confermando il recupero e la ripresa dell'economia statunitense ed europea ma sottolineando come queste siano ancora troppo deboli ed incerte per poter affermare con sicurezza che nell'ultimo trimestre di quest'anno si vedranno già segnali importanti.
Per quel che concerne più da vicino il mercato dei cambi, osserviamo il cross Eur/Usd che si muove nervosamente attorno quota 1,39 confermando quanto detto nelle scorse settimane riguardo l'incapacità, o l'impossibilità dei cross più importanti di compiere movimenti di rilievo.
A tal proposito sarà interessante seguire oggi alle 12:30 il discorso del capo della BcE Trichet che potrebbe fare un po’ più di chiarezza anche sulle reali intenzioni della banca centrale per quel che riguarda la valuta domestica.
Rimanendo sull'analisi dei cross è interessante notare la specularità dei cross riguardanti lo Yen: oltre a confermarsi in ripresa, possiamo osservare come la valuta nipponica, nel grafico a 4h abbia creato dei movimenti praticamente identici con Sterlina, Dollaro ed Euro lasciando prevedere uno stop per i trend ribassisti cominciati ad inizio mese con la possibilità quindi di un recupero generale delle valute "forti" nei confronti dello Yen.
Da segnalare infine il dato macroeconomico atteso per questa sera dal governo statunitense riguardante il bilancio federale dello stato nel mese di Giugno.

lunedì 6 luglio 2009

Niente di nuovo sul mercato delle valute.


Niente di nuovo sul mercato delle valute. Si attende ormai da settimane un evento, una dichiarazione, una manovra decisa da pare delle banche centrali che dia una direzione precisa ai vari cross.
E invece, quello a cui assistiamo è un una fase di lateralità abbastanza ampia ma con supporti e resistenze che non vengono mai rotti e “costringono” i cross in canali laterali tanto appetibili quanto rischiosi per i trader che operano in intra-day.
Dal punto di vista macroeconomico i temi rilevanti di questi ultimi giorni sono sostanzialmente due: il recupero del dollaro grazie al suo ruolo di valuta rifugio e le difficoltà della sterlina causate dai dati negativi provenienti dall’economia britannica.
In presenza di uno scenario incerto e rischioso il mercato ha favorito storicamente le valute forti, e il dollaro è sempre stato l’esempio eclatante, ed in questi giorni non si sta smentendo; il recupero di questi giorni della valuta statunitense paradossalmente però conferma come il biglietto verde stesso abbia perso potere e credibilità tra gli investitori che in un periodo come questo avrebbero concentrato molte più risorse su quella che fino a qualche tempo fa era considerata all’unanimità la valuta rifugio. Ora forse qualche dubbio c’è.
Discorso diverso per la sterlina che risente in modo consistente della cattiva situazione che continua a vivere l’economia nazionale che le fa perdere posizioni in quasi tutti i cross più importanti.
Dal punto di vista tecnico, guardando il cross Eur/Usd a 4 ore vediamo come il grafico sia arrivato ad un punto importante in cui potrebbe rompere a ribasso i primi supporti a 1,3925/1,3888 o molto più probabilmente risalire fino a 1,41 nei prossimi giorni ricalcando i movimenti precedenti proseguendo quello che sembra un canale creato e guidato magistralmente dai policy maker. Discorso simile per quel che riguarda Usd/Jpy; guardando il grafico con timing giornaliero vediamo chiaramente come il cross sia entrato da fine febbraio in un canale laterale con supporti a 94.00/93.54 e resistenze a 98,96/99.75 e abbia rispettato questi parametri in modo quasi perfetto sfondando il canale solo in un paio di occasioni.
Quest’inizio settimana non ci dovrebbe riservare grosse novità, fatta eccezione per decisioni straordinarie non previste nei meeting della BoE e della RbA.

lunedì 29 giugno 2009

Trading range


E’ tempo di trading range. Da diverse settimane ormai i cross più importanti rimangono in una fase di lateralità ben impostata e nessun dato macroeconomico riesce a dare uno scossone al mercato.
Ci vorrebbe qualcosa di più, una decisione forte presa da qualche banca centrale, una serie di dati macro inaspettati; ma forse adesso è giusto e normale che adesso sia così, perché la situazione che si è delineata è anche la più prevedibile.
Ogni paese sta facendo per la propria economia quello che qualsiasi regola basilare di macroeconomia insegna in caso di crisi economica: svalutare la valuta domestica per aiutare a risollevare l’economia reale e risollevare il saldo della bilancia commerciale dando un forte impulso alle esportazioni.
Questa semplice regola è stata adottata per anni e con risultati soddisfacenti, soprattutto dai cosiddetti “paesi emergenti” che hanno visto crescere velocemente il proprio PIL proprio grazie al grande volume di esportazioni di materie prime e prodotti a basso costo; ora però la situazione è diversa, perché a voler svalutare sono le economie “forti”.
Il mercato valutario si trova quindi a dover fronteggiare una situazione in cui tutti i paesi adottano politiche simili annunciando tassi di interesse prossimi allo zero creando così una situazione di stallo che porta quasi tutti i cross a rimanere in canali laterali mantenendo comunque una volatilità elevata.
Questo certamente è un periodo ottimo per i trader che operano in intra-day; è molte settimane ormai che segnaliamo la possibilità di aprire posizioni corte e lunghe a ridosso di supporti e resistenze ormai consolidate. Esempi evidenti in tal senso sono Gbp/Usd che ondeggia da settimane tra 1,6231 e 1,6563, Eur/Gbp che è inserito nel canale laterale tra 0,8580 e 0,8463 e ancora più consistente è il caso di Usd/Jpy che da fine Febbraio rimane in un canale laterale oscillando tra i supporti a 93,99 e le resistenze poste a 99 basso.
Discorso similare per il cross più importante, l’Eur/Usd che però risente in modo più consistente dei dati e delle notizie che arrivano riguardanti l’economia statunitense giornalmente: questa settimana ha visto giungere dati contrastanti che hanno mosso il cross nervosamente con movimenti superiori a una figura nell’arco di poche ore.
I dati più importanti hanno riguardato il settore immobiliare che ha confermato per l’ennesima volta il momento di difficoltà con il calo rispetto alle previsioni sia nella vendita delle case esistenti(4.77M vs. 4.82M), sia per quel che concerne gli edifici di nuova costruzione (342K vs. 360k).
Brutte notizie anche per quel che concerne il dato occupazionale: nella settimana che si e' conclusa il 20 giugno le nuove richieste per sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti hanno registrato un aumento di 15000 unita’ a 627000 (il dato della scorsa settimana e' stato rivisto al rialzo da 608000 a 612000). Si tratta del maggior livello da meta’ meggio; il dato si e’ rivelato peggiore delle attese del mercato, pari ad un valore di 600.000 unita’.

martedì 23 giugno 2009

In attesa della FOMC


In attesa della riunione della FOMC di domani aumenta l'avversione al rischio sul mercato valutario e il dollaro ne approfitta per recuperare qualche posizione sulla moneta unica Europea.
L'Eur/Usd continua a risentire dell'incertezza del mercato e dei sui investitori che "tengono" il cross in un canale laterale tra 1,3747 e 1,4177 che non accenna a voler essere rotto.
Provando ad analizzare in maniera più tecnica il cross possiamo prevedere un recupero dell'Euro domani; se le dichiarazioni dei vertici Fed rimarrano orientate, come prevedibile, ad una politica di tassi rasenti allo zero e ad investimenti per salvare asset tossici, allora le possibilità di rivedere il cross nella parte alta del canale sopra citato saranno molto elevate.
Molta attenzione anche sul cross UsdJpy che è arrivato a quota 94,98 ed anche in questo caso si attende la rottura del canale a ribasso che potrebbe arrivare nella giornata di domani.

martedì 16 giugno 2009

Tuti vogliono svalutare


Tutti vogliono svalutare la propria valuta. Se in passato la consistenza di una nazione e di una economia era rafforzata anche dalla forza della propria valuta, ora tutte le principali economie mondiali convogliano le loro forze per far perdere potere d’acquisto alla moneta nazionale in modo da favorire le esportazioni e quindi il rilancio dell’economia domestica.
I primi a dare questa direzione al mercato erano stati i vertici dell’economia statunitense che, come già in un passato non troppo lontano, hanno visto nella svalutazione del dollaro uno strumento molto efficace da affiancare alla riduzione drastica del costo del denaro per rilanciare un’economia che, nonostante le parole piene di speranza ed ottimismo dei vertici della Fed, risulta essere ancora lontana dalla tanto auspicata ripresa.
In questi giorni guardando l’andamento del mercato valutario emergono chiaramente due temi: la già citata volontà di svalutare e l’eccessiva volatilità di un mercato che prende le proprie direzioni giornalmente modificando anche totalmente gli scenari giorno dopo giorno seguendo l’emotività di un mercato che, lo ripetiamo per l’ennesima volta, è guidato da rumors e dati giornalieri e non da un reale trend o movimento di lungo periodo.
Specchio fedele del mercato valutario è il cross Eur/Usd che ormai da settimane oscilla nervosamente e in modo consistente attorno quota 1,40 senza riuscire mai a prendere una direzione precisa; dopo un inizio settimana in cui tutti parlavano di un biglietto verde in recupero, destinato a sfondare al ribasso quota 1,3805, dopo neanche 24 ore assistevamo ad uno scenario completamente diverso con il cross che aveva ritracciato fino ad arrivare a quota 1,4143 prospettando una risalita della moneta unica europea che avrebbe potuto riprendere il movimento rialzista iniziato ad inizio aprile.
Molto attesi erano i dati macroeconomici provenienti dagli Stati Uniti giovedì, che hanno portato nuovo ottimismo nel paese a stelle e strisce che ha visto diminuire nella settimana che si e' conclusa il 6 giugno le nuove richieste per sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti di 24000 unita’ a 601000 (il dato della scorsa settimana e' stato rivisto al rialzo da 621000 a 625000).
Nel mese di maggio inoltre le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato una variazione positiva dello 0.5%, dato che non tiene però conto del settore automobilistico.
Nonostante questi dati il cross ha continuato il suo “sali-scendi” e dopo aver testato per due volte la resistenza a 1,4150 è ricaduto sotto quota 1,40 destinando con tutta probabilità il cambio a proseguire questo nervoso trend laterale anche nel corso della prossima settimana.

mercoledì 3 giugno 2009

Ritornello sull'incertezza


Si ripresenta il solito ritornello sull’incertezza. E già, ma in questo caso va ricordato che c’è incertezza ed incertezza.
Se qualche settimana fa tutti gli operatori si trovavano spaesati ed il mercato non dava riferimenti ed indizi a cui aggrapparsi per avere un’idea per il futuro oggi la situazione è ben diversa.La crisi non spaventa più come qualche tempo fa, leggiamo dichiarazioni dei più importanti esponenti economici mondiali che professano la loro convinzione riguardante una ripresa prossima delle varie economie mondiali, il cui outlook, ora più che mai, determina l’andamento delle piazze finanziarie, e per quel che più ci riguarda del mercato valutario.
Ed il mercato valutario, come spesso è accaduto in passato, si sta rivelando uno specchio fedele dello stato di salute delle principali economie mondiali; quindi ritorniamo all’incertezza, che se prima faceva paura ora rappresenta quasi un segno di ritorno alla normalità che vede i più importanti cross stentare a prendere una direzione precisa oscillando, a volte freneticamente, sull’uscita di dati macroeconomici rilevanti.
Ciò che guida il mercato è lo stato di salute dell’economia a stelle e strisce che si riflette sull’andamento del Dollaro: l’inizio settimana a livello macroeconomico è stato favorevole al dollaro che sfruttando i dati positivi sulla fiducia dei consumatori (54.9 contro i 40.8 del dato precedente), il calo delle richieste di sussidi alla disoccupazione e soprattutto il consistente aumento degli ordini dei beni durevoli (1,9% contro -2,1%) ha ritracciato fino a quota 1,3792 contro un Euro che a sua volta ha risentito dei dati negativi pubblicati ad inizio settimana ( Ifo tedesco e nuovi ordini industriali).
La seconda parte della settimana ha invece sorriso all’Euro che ha recuperato fino a portarsi sopra 1,41 consolidando un movimento rialzista di lungo periodo che lascia pensare che con tutta probabilità vedremo salire il cross ancora, con un target a 1,4205.
A dare una mano a questo movimento hanno ovviamente contribuito i dati marco negativi pubblicati al termine della settimana riguardanti l’economia statunitense: il prodotto interno degli Stati Uniti é calato del 5,7% nel primo trimestre dell'anno anziché del 6,2% come riportato in via preliminare trenta giorni fa. Il dato pubblicato oggi dal dipartimento del Commercio è peggiore delle attese degli analisti, che alla vigilia avevano previsto una flessione del 5,5%.

lunedì 25 maggio 2009

Trend or not?


Siamo arrivati finalmente all’inizio di un primo vero trend per l’Eur/Usd dopo la crisi? Questa è la domanda che circola in modo più insistente tra gli operatori del mercato valutario. Dopo settimane di trading range e cross che oscillava lateralmente senza prendere una direzione ben precisa la moneta unica europea ha dato un vero e proprio strappo al rialzo che ha fatto passare il cross da 1,3495 a 1,4029 con un movimento che ha colto di sorpresa il mercato che si attendeva un ritracciamento in area 1,37.
Le motivazioni di questo movimento rialzista sono da ricercare, in parte, nei dati macroeconomici resi noti nel corso di questa settimana che hanno visto premiare l’economia europea a dispetto di un’economia statunitense che risulta essere ancora molto in difficoltà: il primo movimento rialzista del cross si è infatti verificato in concomitanza della pubblicazione dell’indice ZEW dell’economia europea in netto rialzo a 28.5 rispetto alla rilevazione precedente che lo vedeva a 11.8, mentre nella stessa giornata venivano rilasciati i dati riguardanti il malridotto settore immobiliare statunitense che ha visto calare i cantieri immobiliari e i permessi edili rispettivamente a 0,46M e 0,49M.
Ma quello che ha realmente danneggiato la valuta a stelle e strisce è stata la condizione dei principali istituti di credito statunitensi che risultano essere ancora in grave crisi: Alan Greenspan, ex presidente della Fed, in una recente intervista ha avvertito che la crisi finanziaria non si è per nulla conclusa nonostante i forte calo del costo del denaro; l’ex presidente ha inoltre sottolineato la crisi del settore immobiliare, notando che, finchè il prezzo delle case continuerà a diminuire il Paese correrà il rischio di assistere ad una crisi immobiliare molto seria.
A tal proposito va ricordato il fallimento di BankUnited, ennesima banca vittima della crisi finanziaria che costituisce il 34esimo default del 2009 e sicuramente il più grave dell’anno con 4,9 miliardi che dovranno essere pagati dalla Federal Deposit Insurance Corporation.
La causa della pessima performance del dollaro di quest’ultima settimana va però anche ricercata nel pessimismo che pervade il mercato nei confronti degli Stati Uniti, il cui elevato debito pubblico inizia a preoccupare.
Standard & Poor’s con la decisione di mettere sotto osservazione negativa l’outlook della Gran Bretagna per il suo elevato indebitamento ha fatto preoccupare il mercato per quel che riguarda il rating degli USA che potrebbero così il rating più alto.
Sarà interessante quindi vedere quello che succederà con l’inizio della prossima settimana che ci dirà se vedremo un probabile ritracciamento del mercato o un definitivo rialzo del cross che spianerebbe la strada al primo grande trend di questo periodo.

mercoledì 20 maggio 2009

Trading range


Tutto secondo previsoni. Nonostante la forte volatilità ed incertezza questo mercato inizia a far intravedere alcuni segni di ripetitività e, azzardando, di prevedibilità.
I cross più importanti sono ormai entrati quasi tutti in una fase di trading range laterale, che seppur molto ampio, rimane sempre molto costante. L'inizio settimana aveva visto il dollaro recuperare posizioni e riportarsi sotto quota 1,35; ma tutto faceva pensare che dopo aver testato i supporti a 1,3428 sarebbero bastati pochi dati positivi per la valuta unica europea per far ritornare il cross sopra 1,36.
L'indice ZEW rivelatosi essere più positivo rispetto alle attese (28.5 vs 11,8) ha dato una mano in tal senso riportando il cross a 1,3661; molto probabilmente vedremo tra oggi e domani un ritracciamento del grafico che sembra destinato ad oscillare in questo trading range per qualche settimana.

lunedì 11 maggio 2009

Volatilità ed incertezza


L’instabilità e le incertezze che caratterizzano le più importanti economie mondiali si riflettono in pieno sul mercato delle valute creando oscillazioni consistenti ed impedendo ai cross di intraprendere un trend di lungo periodo.
Sulla volatilità dei cross influiscono come al solito i dati macroeconomici che giornalmente vengono divulgati ma come più volte abbiamo ricordato sono soprattutto i rumors e le dichiarazioni dei vertici delle banche centrali a far “ballare” cross; gli eventi più importanti di questa settimana sono state le dichiarazioni di Trichet e Bernanke riguardanti rispettivamente il taglio dei tassi di interesse ed i risultati dello stress test sui principali istituti di credito statunitensi oltre che la “solita” grande quantità di dati macroeconomici riguardanti l’economia a stelle e strisce.
Ad accomunare le dichiarazioni dei due leader delle banche centrali è stata la convinzione che la crisi terminerà entro la fine dell’anno e che le rispettive economie saranno in grado di ricominciare a crescere al più tardi entro l’inizio del prossimo anno.
Il capo della BcE nel corso della conferenza che ha seguito la decisione di portare il costo del denaro in zona Euro da 1,25% al 1%, ha affermato che questo livello dei tassi è perfettamente coerente con la condizione economica attuale ma che non si è ancora arrivati al livello più basso lasciando così trapelare la possibilità di un ulteriore taglio entro la fine dell’anno.
La mossa della banca centrale europea era già stata scontata dal mercato ma le parole di Trichet, che ha parlato anche dell’intenzione di acquistare 60 miliardi di euro di obbligazioni per aiutare il mercato domestico, hanno dato una forte spinta all’Euro che ha guadagnato posizioni nei confronti del dollaro portandosi sopra 1,34 con forti oscillazioni che hanno portato il cross ad ondeggiare per quasi 200 punti.
Una mano alla valuta unica europea l’ha data la pubblicazione dei risultati dello stress test effettuato su 19 grandi istituti di credito statunitensi: dieci dei 19 istituti sottoposti al test del governo Usa avranno bisogno di aumentare di 74,6 miliardi di dollari complessivi per le proprie finanze. A guidare la lista è Bank of America con 33,9 miliardi di dollari, segue Wells Fargo con 13,6 miliardi, 11,5 per GMAC e 5 5 per Citigroup.
Lo stress test era volto a stimare le conseguenze che potrebbero avere questi istituti nel peggiore degli scenari, cioè nel caso in cui l’economia non dovesse riprendersi, ed il risultato è stato un più che preoccupante 600 miliardi di perdite complessive entro la fine del 2010.
Meno prevedibile forse il movimento del cross Eur/Usd nella giornata di venerdì; quando sembrava destinato a rimanere in un trend laterale attorno quota 1,3410,in concomitanza con l’uscita dei dati macroeconomici statunitensi infatti il cross è passato da 1,3400 a 1, 3515.
Nel mese di aprile si è verificato ancora un forte calo del numero di occupati nel settore non agricolo statunitense che ha visto diminuire la forza lavoro di 539.000 unità che sommandosi ai dati precedenti formano una perdita complessiva di posti di lavoro in questo settore da dicembre 2007 di circa 5.7 milioni.
E’ stato pubblicato anche il dato riguardante il tasso di disoccupazione che è balzato all’8,9% dall’8,5% dello scorso mese arrivando a toccare uno dei livelli più alti degli ultimi 20 anni.
La reazione del cross a livello tecnico però è sembrata spropositata per reale entità di due dati ampiamente previsti dal mercato; i possibili scenari del cross ora vedono la possibilità di un ulteriore rialzo del cross che dopo aver toccato più volte in settimana le resistenze a 1,3245 sembra destinato a testare quota 1,3581.

venerdì 8 maggio 2009

Tassi ai minimi storici in Europa


Era ampiamente previsto, ma la decisione di Trichet e degli organi della BcE ha creato comunque molto movimento sul mercato dei cambi, in particolare ovviamente nel cross Eur/Usd.
Se il taglio dei tassi, portati all'1%, era gia stato scontato dal mercato, ciò che ha creato un po di movimento (quasi 200 pip in poche ore) sono state le parole dei vertici della banca centrale che hanno dichiarato che i tassi sono perfettamente in linea con la situazione e che questo non è il livello minimo a cui si potrà arrivare, lasciando trapelare la possibilità di un ulteriore abbassamento del costo del denaro entro fine anno.
Il numero uno della BcE ha poi comunicato di essere pronto ad acquistare circa 60 miliardi di obbligazioni per supportare l'economia europea che, sempre secondo Trichet entro la fine dell'anno stopperà la crisi e ricomnicerà a crescere.
Ulteriore notizia di rilievo è giunta dagli States; è arrivata l'ufficialità per i rumors che giravano da ore e che annunciavano i risultati degli stress test. Bernanke ha infatti confermato come 10 istituti su 19 abbiano bisogno di ricapitalizzazione e si dice che uno di questi da solo avrebbe bisogno di circa 34 miliardi di dollari.
Per quel che riguarda le valute, l'Eur/Usd dopo lo scossone derivante dalle dichiarazioni di Trichet si è riassestato in range ondeggiando attorno quota 1,3410 con possibilità di intraprendere nei prossimi giorni un canale laterale abbastanza ambio che lascerà spazio a numerose operazioni intraday.
Molta attenzione anche per la giornata di oggi che vede la pubblicazione di dati macroeconomici importanti tra i quali la produzione industriale tedesca e il tasso di disoccupazione statunitense.

mercoledì 6 maggio 2009

Stress test


Il numero uno della Federal Reserve, Bernanke, lancia segnali di ottimismo che non convincono il mercato che attende i risultati degli stress test sui principali istituti di credito statunitensi.
Bernanke ha detto che con tutta probabilità l'economia a stelle e strisce si stabilizzerà e comincera a crescere nuovamente entro la fine di quest'anno solare; il mercato come detto, non sembra aver dato molto credito a queste parole come testimonia l'andamento del dollaro che nelle ultime ore ha perso molte posizioni nei confronti dell'Euro portandosi a toccare quota 1.3331.
Un momento molto importante per capire le prospettive future di questo cross potrebbe essere la pubblicazione dei risultati degli stress test effettutati sui principali enti creditizi statunitensi che avverà molto probabilmente nella giornata di giovedì; si parla della necessità di ricapitalizazzione anche per Citigroup e Bank of America.
Positive invece le notizie per quel che riguarda il settore immobiliare che ha visto crescere la vendita di case già esistenti di un 3.2% ben superiore allo 0,1% previsto dagli analisti di settore.

lunedì 4 maggio 2009

Banche centrali al lavoro

Dopo il week end lungo incomincia una nuova settimana che si prevede essere ricca di eventi macroenomici e di spunti operativi che influenzeranno notevolmente il "sensibile"mercato dei cambi.
Oltre ai soliti rumors che si susseguono dagli States riguardo lo stato di salute dei più importanti istituti di credito e sulle principali case automobilistiche questa settimana ci riserva numerosi meeting delle banche centrali.
Si comincia martedì con la banca centrale australiana che dovrebbe mantenere i tassi al 3.00%, e si proseguirà giovedi con la riunione della Bank of England; ma l'eneto più atteso riguarda sicuramente il meeting dei vertici della Banca centrale Europea che dovrebbero decidere per un ulteriore taglio del costo del denaro di altri 0,25 basis points.
In un ottica più pratica sarà interessante vedere come il cross Eur/Usd che da qualche giorno è entrato in un canale laterale tra 1.3385 e 1.3208, reagirà alle notizie provenienti da questo meeting oltre che dai risultati dello stress test effettuato sui principali istituti finanziari statunitensi nelle scorse settimane.
L'idea è che le notizie che giungeranno questa settimana saranno fondamentali per capire il reale andamento del cross che vive, da tempo ormai, una fase di assoluta incertezza ed imprevedibilità.

lunedì 27 aprile 2009

L'incertezza regna sovrana


L’incertezza regna sovrana nel mercato dei cambi. Ogni giorno sembra che il mercato possa trovare una sua direzione con i principali cross che cercano di intraprendere un trend ben delineato ma dopo poco ci accorgiamo che non è così.
Il reale motivo è che in un momento di completa incertezza come questo, il mercato viene influenzato come non mai dai fondamentali e dagli annunci dei vari policy maker: forse sta proprio qua la vera “novità” di questo ultimo periodo, nell’importanza data alle dichiarazioni politiche di ministri che cercano di influenzare in modo più o meno corretto e condivisibile l’andamento delle rispettive valute nazionali.
Un esempio di quanto appena detto è rappresentato dal ministro delle finanze britanniche Darling che periodicamente rilascia dichiarazioni oltremodo pessimistiche sulle condizioni dell’economia inglese con lo scopo di svalutare la sterlina per incentivare le esportazioni e risollevare lo stato della propria economia domestica: nella giornata di mercoledì abbiamo assistito infatti alle parole di Darling che ha annunciato un peggioramento dell'outlook per il debito pubblico inglese comunicando la decisione di prendere a prestito 269 miliardi di sterline in più rispetto alla previsione iniziale. Le parole del ministro hanno causato un indebolimento della sterlina, in particolare nei confronti della valuta unica europea che è passata da 0.8846 a 0.8962 in meno di un'ora arrivando a toccare venerdì 0,9081. I dati positivi sulle vendite al dettaglio di venerdì (0,3% contro -2,0% dell’ultima rilevazione) oltre a dare una netta inversione di trend al cross (riportatosi sotto 0,900), hanno confermato l’eccessiva drammaticità delle parole di Darling.
Vero protagonista di questo fine settimana è stato l’Euro che grazie ai dati incoraggianti pubblicati tra giovedì e venerdì ha recuperato molte posizioni nei confronti di quasi tutte le valute: dopo il dato incoraggiante sui nuovi ordini alle industrie infatti la pubblicazione dell’indice IFO tedesco a 83.7 ha dato una grande spinta alla valuta unica europea che, nel cross con il dollaro americano, si è riportata a ridosso di quota 1,33 testando violentemente le resistenze.
Venerdì si è tenuto il G7 con i più importanti ministri delle finanze e nel corso del prossimo mese sono previste altre riunioni importanti che potrebbero ulteriormente modificare l’andamento del mercato.
Il cross più interessante da tenere d’occhio resta sempre l’Eur/Usd che nei prossimi giorni ci dirà se la causa del movimento degli ultimi giorni è da ricercarsi solamente nel ritracciamento tecnico dovuto al forte movimento ribassista dell’ultimo mese (opinione che mi trova concorde) o è si tratta invece di una vera e propria inversione di trend come potrebbe farci pensare il movimento rialzista degli ultimi giorni ben strutturato.
Restiamo dell’idea quindi che il mercato vive ancora un periodo di incertezza e che siamo ancora lontani dall’inizio di veri e propri trend di lungo periodo.

giovedì 23 aprile 2009

Il ruolo dei policymaker


In queste ultime settimane stiamo assistendo ad un piccolo cambiamento nel mercato valutario: le parole dei policymaker delle grandi economie mondiali iniziano ad avere più peso dei dati macroeconomici veri e propri.
Se un tempo le conferenze e le dichiarazioni dei vari Trichet, Bernanke e Geithner facevano da corollario alla pubblicazione dei dati e non influivano sul "sentiment" del mercato e quindi sui vari cross, nelle ultime settimane si va delineando una situazione che vede un mercato meno interessato ai dati pubblicati e più attento alle parole delle varie autorità economiche; un esempio lampante è rappresentato dalle parole di ieri del ministro della finanza britannica Alistar Darling che ha annunciato un peggioramento dell'outlook per il debito pubblico inglese comunicando la decisione di prendere a prestito 269 miliardi di sterline in più rispetto alla previsione iniziale. Le parole del ministro hanno causato un indebolimento della sterlina in particolare nei confronti della valuta unica europea che è passata da 0.8846 a 0.8962 in meno di un'ora; le dichiarazioni di geithner a nostro avviso però sono più dichiarazioni politiche che economiche con l'intento di indebolire la valuta nazionale per far riprendere l'economia domestica.
Da segnalare anche il recupero dell'euro nei confronti del dollaro americano che risente probabilmente dei rumors riguardanti il possibile fallimento di Chrysler e GM; dovrebbe tuttavia trattarsi di un ritracciamento di breve periodo che conferma il trend ribassista del cross in un ottica più lunga.

martedì 21 aprile 2009

Attenzione allo ZEW Economic Sentiment


Ricomincia la settimana e dopo un lunedì "scarico" di apuntamenti rilevanti a livello macroeconomico oggi si ricomincia a fa attenzione alla pubblicazione dei dati ed in particolare l'indice ZEW tedesco e le decisioni sui tassi di interesse canadesi.
Come avevavo preannunciato il dollaro ha continuato il suo movimento di rafforzamento, in particolare nei confronti dell'Euro, portandosi sotto quota 1.2900. I dati macroeconomici e le dichiarazioni dei vertici della FED di questa settimana saranno molto importanti per capire le reali intenzioni del governo a stelle e strisce per quel che riguarda le sorti del biglietto verde.

domenica 19 aprile 2009

Il mercato segue i fondamentali


Il mercato dei cambi, ora come non mai, è influenzato dai fondamentali e quindi dalla condizione dell’economia a stelle e strisce e dalle decisioni future dei vertici della BcE per far fronte alla crisi nell’Unione Europea.


La conclusione a cui si arriva guardando gli eventi di questa settimana vede un mercato che non riesce ancora a prendere una direzione precisa e che resta in balia dei dati macroeconomici giorno per giorno; dopo il discorso del capo della BcE riguardante le prossime decisioni da prendere nel meeting di maggio.
Trichet ha confermato che al meeting del prossimo mese la Bce annuncerà le proprie decisioni in materia di "misure non standard" per rilanciare l’economia europea; queste le parole del numero uno della BcE “è importante non creare o incoraggiare aspettative, ma siate sicuri - ha aggiunto - che le nostre decisioni prenderanno pienamente in considerazione la struttura di finanziamento dell’economia della zona dell’euro e sarà pienamente in linea con la nostra strategia a medio termine”.
Dello stesso avviso il numero uno di Bundesbank Weber, che ha dichiarato che in Germania il primo trimestre potrebbe essere peggiore del quarto trimestre 2008, andamento che dovrebbe continuare per tutto l’anno, per poi tornare a crescere nel corso del 2010 confermando la sua posizione sul tema tassi e manovre non convenzionali: la Bce dovrebbe fissare una sorta di livello di medio termine del tasso di riferimento e contestualmente annunciare (già nel prossimo meeting di maggio) un pacchetto di manovre non convenzionali che includerebbero le modalità di funzionamento delle operazioni di rifinanziamento oltre all’allungamento delle relative scadenze.
La reazione del mercato valutario non si è fatta attendere e le parole di Trichet hanno dato una forte spinta a ribasso alla valuta unica europea che ha perso posizioni in tutti i cross più importanti; non ha fatto eccezione a questa tendenza neanche l’Eur/Usd che ha testato quota 1,3065 confermando il rafforzamento della valuta statunitense che da fine marzo ha cominciato un ritracciamento che potrebbe arrivare nei prossimi giorni a testare le resistenze poste a 1,2980.
Dando una rapida occhiata alle altre valute conferma il proprio periodo di recupero la Sterlina che, soprattutto contro Euro e Franco Svizzera ha continuato a guadagnare posizioni, portandosi rispettivamente a 0.8795 e 1,7301.
Se dovessero essere rotti i supporti a 0,8792 e 1,7347 allora potremmo assistere ad un movimento fortemente ribassista; per quel che riguarda lo Yen gli ultimi giorni sono stati abbastanza interlocutori ed i cross interessati non sembrano voler prendere una direzione precisa, emblematico il caso del cross Eur/Jpy che si trova di fronte ad un possibile scenario ribassista nel breve-medio periodo con un forte tendenza rialzista invece in un orizzonte temporale più lungo.
Nonostante la volatilità sul mercato sia diminuita nelle ultime settimane rimangono comunque molte occasioni per aprire posizioni intra-day grazie alla grande quantità di dati macroeconomici in agenda; per la prossima settimana segnaliamo la pubblicazione dell’indice ZEW tedesco e il CPI britannico martedì, la disoccupazione ed il settore immobiliare statunitense giovedì e l’indice IFO europeo venerdì.

venerdì 10 aprile 2009

Mercati più tranquilli nell'ultima settimana


Dopo settimane di intensi movimenti ed importanti dati macroeconomici, questi ultimi giorni hanno regalato al mercato dei cambi un po' di tranquillità ed una volatilità in diminuzione su quasi tutti i cross.
Non abbiamo assistito questa settimana a dati importanti come quelli delle scorse settimane ma si è delineata una situazione macroeconomica che nel medio periodo potrebbe influenzare il mondo delle valute: se nei giorni scorsi si parlava di una forte volonta da parte del governo statunitense di svalutare il biglietto verde per dare una spinta alle esportazioni e incentivare la ripresa dell'economia reale, gli ultimi dati macrorconomici descrivono un'economia americana in difficoltà ma in leggera ripresa ed un economia europea che invece non accenna a riprendersi dando così fiato e facendo recuperare posizioni alla valuta statunitense.
Per quel che riguarda gli USA nei giorni scorsi sono stati infatti pubblicate le richieste di sussidi alla disoccupazione risultate in calo e la bilancia commerciale che ha diminuito fortemente il suo passivo rispetto alle previsioni; per quel che riguarda l'eurozona invece le bilance commerciali di tutti i principali paesi sono risultate in grave deficit ed anche la produzione industriale in Germania ha fatto segnare un -2,9% che seppur migliore del -6,1% dell'ultima rilevazione continua a segnare un grave stato di difficoltà per l'economia tedesca.
Analizzando il grafico Eur/Usd a 4h dal punto di vista tecnico infine, notiamo come il testa-spalle che si è venuto a creare negli ultimi giorni potrebbe essere un' anticipazione di un movimento ribassista del cross che qualora dovesse sfondare i supporti a quota 1,3066 avrebbe la strada spianata fino a 1,2870.
In un mercato come quello di questo ultimo periodo è ovviamente difficile ed azzardato fare previsioni ma nel breve periodo il biglietto verde dovrebbe continuare il trend positivo iniziato con le principali valute ed in particolare con Yen, Franco Svizzero e Sterlina.

lunedì 6 aprile 2009

Decisioni importanti al G20


G-20 e BcE. Non si potrebbe parlare d’altro per commentare la settimana appena conclusa anche perché da questo incontro sembra si stiano delineando ciò che sembrano essere le linee guida dominanti delle maggiori potenze economiche per uscire dalla crisi.
Quattro i punti fondamentali trattati nelle prime girnate di incontro; dopo le tensioni in piazza hanno infatti parlato i leader ed in particolare il premier britannico Gordon Brown nel corso della sua conferenza ha fatto capire come si sia puntata l’attenzione sugli stimoli fiscali, iniezione di nuove risorse dal Fondo Internazionale Monetario , paradisi fiscali e regole per stipendi e bonus ai numeri uno delle istituzioni finanziarie.
Brown ha annunciato uno stimolo fiscale fino a 5.000 miliardi di dollari entro la fine del 2010 a sostegno della ripresa dell'economia mondiale. I leader del G20 hanno trovato anche l'accordo per mettere a disposizione del Fondo Monetario Internazionale altri 500 miliardi di dollari. Queste le parole di Brown riguardanti l’espansione fiscale. “Stiamo sostenendo una espansione fiscale concertata e senza precedenti - si legge nel comunicato finale del vertice dei capi di Stato e di governo - che salverà o creerà milioni di posti di lavoro che sarebbero altrimenti stati distrutti, e che ammonterà, entro la fine dell'anno prossimo, a 5 mila miliardi di dollari; aumenterà la produzione del 4 per cento e accelererà la transizione ad un’economia verde”.
Come detto si è parlato anche dei paradisi fiscali, tema molto caro a Francia e Germania, e Brawn ha parlato di una “lista nera” di paesi da tenere sotto controllo e che sono pronte sanzioni per coloro i quali si rifiuteranno di fornire le informazioni richieste.
Per quel che riguarda il mercato monetario, stiamo vivendo un momento interlocutorio in cui i cross principali oscillano senza prendere una vera direzione: l’idea è che siano tutti in attesa di capire quali saranno le decisioni di Obama per stimolare la ripresa dell’economia reale statunitense.
Se è vero che lo stesso presidente degli USA ha negato con decisione la possibilità di adottare un sistema protezionistico è anche vero che noi tutti sappiamo che per adottare un sistema protezionistico non è necessario l’utilizzo di veri e propri dazi; una soluzione alternativa potrebbe essere la svalutazione consistente del Dollaro che permetterebbe così di rendere i prodotti statunitensi molto appetibili e avrebbe come effetto l’aumento delle esportazioni e la diminuzione delle importazioni.
In attesa di questa possibile svalutazione il mercato dei cambi ha accolto senza troppe turbolenze la notizia riguardante il taglio di 0.25 basis points dei tassi di interesse europei; il capo della BcE Trichet ha fatto capire che non sarà questo l’ultimo taglio e che nella prossima riunione a maggio si potrebbe decidere per portare il costo del denaro all’1,00%.
La sensazione è che per quel che riguarda i cross più importanti la prossima settimana potrebbe riservare molte sorprese con il biglietto verde che andrà tenuto d’occhio.

lunedì 30 marzo 2009

G20 e tassi di interesse alle porte


La settimana appena conclusa è stata una delle più concitate a livello macroeconomico degli ultimi mesi ma quella che è cominciata oggi non sarà certo da meno.
E' la settimana del G20 londinese, della decisione sui tassi di interesse europei, dell'indice Tankan giapponese e dei payroll statunitensi; potremmo essere quindi di fronte ad ua settimana che potrebbere stravolgere qualche rapporto di cambio e dare una direzione precisa a qualche cross anche se per quel che riguarda una prospettiva di medio lungo periodo, provare ad azzardare qualche previsione è praticamente impossibile.
L'enorme quantita di dati, variabili ed imprevisti che ci riservano i prossimi mesi invita tutti a guardare giorno per giorno i vari cross ed a prendere decisioni di investimento con prospettive temporali molto brevi.
E' un mercato che, in questo momento, sembra fatto apposta per coloro che operano in intraday e che, pur essendo molto rischioso a causa dell'elevata volatilità, offre molte possibilità di guadagno.
Da tenere d'occhio quindi in particolar modo il cross Eur/usd che a partire da giovedì, giorno d'inizio del G20 e del meeting della Bce, potrebbe regalarci qualche grosso movimento, che a detta di molti analisti dovrebbe consolidare ed aumentare il recupero del biglietto verde degli ultimi giorni.

giovedì 26 marzo 2009

Geithner agita il mercato dei cambi


Se è vero che i dati macroeconomici non riescono più ad influire come un tempo nell'arduo compito di creare un trend è anche vero che ogni dichiarazione di un esponente di una Banca Centrale crea il caos sul mercato valutario.
Ennesima controprova di quanto appena detto è stata la giornata di ieri che ha visto il mercato dei cambi, ed in particolare i cross riguardanti il dollaro statunitense, subire una volatilità impressionante con il cross Eur/Usd che è passato in pochi minuti da 1.3460 a 1.3640 per poi ritracciare poco dopo.
Quale è stata la causa scatenante di tutto ciò? A dispetto dei numerosi dati macroeconomici in agenda ieri (tutti positivi per l'economia statunitense) a creare il panico sono state le dichiarazioni del Segretario del Tesoro americano Paul Geithner che durante la sua conferenza si è detto favorevole ad un possibile passaggio all'utilizzo di DSP come valuta di riserva internazionale in sostituzione del biglietto verde.
Subito dopo, c'è stata la ritrattazione, quasi totale, di Geithner che ha ribadito l'assoluta forza del dollaro ed il ruolo imprescindibile dello stesso come valuta principale per le transazioni internazionali.

giovedì 19 marzo 2009

La FED compra 300 miliardi di Treasury


Federal Reserve ancora una volta protagonista del mercato valutario. Dopo qualche giorno di relativa quiete le notizie giunte dagli states hanno dato uno scossone al mercato.
Molto attese erano le decisioni da parte della Fed riguardanti il livello dei tassi di interesse e sopratutto l'acquisto di Treasury; se la possibilità di lasciare la forchetta dei tassi invariata tra lo 0 e lo 0.25% era data per scontata vista la necessità di far ripartire l'economia reale, 300 miliardi di dollari di acquisto di Treasury a lunga scadenza non erano prevedibili.
Si tratta evidentemente di una decisione con valenza storica atta a dare ulteriore slancio ad un'economia reale che ha un disperato bisogno di risollevarsi; buon segnale a tal proposito è stato il dato sull'indice dei prezzi al consumo statunitensi che sono aumentati dello 0.2%.
In tutto ciò chi ci ha rimesso è stato il dollaro che ha perso posizioni in quasi tutti i cross, in particolar modo nel cambio più importante con l'Euro è passata in pochi minuti da 1.31 a ssopra quota 1.33 proiettandosi verso una caduta che potrebbe essere ben più sostanziosa.

lunedì 16 marzo 2009

La SNB smuove il mercato


Giorni di grande fermento per il mercato valutario. Le ultime settimane hanno regalato notizie e movimenti straordinari sui mercati azionari ma sembrava che il mercato valutario fosse immune da questo tipo di movimenti.
A dispetto dei dati macroeconomici, la maggior parte dei cross mantenevano un trend laterale nonostante la grande volatilità e le oscillazioni consistenti.
Questo trend è però stato interrotto giovedì dalle decisioni prese dalla banca nazionale svizzera: qualche settimana fa avevamo parlato della necessità da parte di quasi tutti i paesi di svalutare la propria valuta per far ripartire le economie messe a dura prova da questa crisi.
In questa direzione è andata la banca centrale svizzera, che ha dopo aver annunciato l’ennesimo taglio al costo del denaro (portato a 0,25%) ha manifestato la propria intenzione di compiere una vera e propria azione sul mercato dei cambi comprando grossi quantitativi di valuta estera (euro o dollaro) con il solo obiettivo di far apprezzare la valuta nazionale e far ripartire l’economia elvetica.
Per il mercato dei cambi si è trattata di una notizia che ha creato movimenti consistenti in tutti i cross con il franco svizzero in particolare contro Euro e Dollaro: i due cross hanno seguito un percorso speculare ed hanno “subito” il dato muovendosi al rialzo con l’Eur/Chf che è passato in poche ore da 1,4761 a 1,5394 e l’Usd/Chf da 1,1552 a 1,1966.
L’Eur/Usd ha rotto le resistenze poste a quota 1,2720 ed ha raggiunto quota 1,2956 sfiorando il massimo relativo a 1,2991 con la possibilità di rompere anche la resistenza psicologica a 1,30 nelle prossime ore.
Passando ai dati macroeconomici pubblicati questa settimana notiamo come per quel che concerne l’Europa le notizie continuano ad essere negative mentre per quel che riguarda gli Sates gli ultimi giorni sono stati migliori rispetto alle previsioni, ma andiamo con ordine; l’ultimo bollettino pubblicato dalla BCE ha confermato le prospettive negative che vedono timidi segnali di ripresa solo nel 2010. Il prodotto interno lordo europeo ha subito una contrazione dell’1,5% nell’ultimo trimestre del 2008 e non è migliorato in questo 2009, le vendite al dettaglio del mese di febbraio sono risultate in aumento dello 0.1% in ribasso rispetto le previsioni che le vedevano in aumento dello 0.2%. Ben peggiore sono stati i dati riguardanti l’economia tedesca che ha visto crollare la produzione industriale di ben 7.5 punti percentuali nell’ultimo mese e gli ordini all’industria calare dell’8%.
Migliore è stata la settimana statunitense che dopo aver visto aumentare le richieste di sussidi alla disoccupazione a 654K nell’ultima settimana ha visto aumentare le vendite al dettaglio dello 0.7%.
Ad aumentare l’ottimismo nei confronti dell’economia statunitense hanno contribuito le parole di Bernanke che ha gettato ottimismo sulla situazione dei principali istituti di credito americani che, sempre secondo il capo della FED, non rischiano il fallimento. A sostegno di questa tesi è intervenuto anche il Ceo di Bank of America affermando che la banca non ha più necessità di avere aiuti dallo stato e che con molta probabilità chiuderà il 2009 addirittura in utile.
La giornata di venerdì ha infine portato un’ulteriore boccata di ossigeno con altri due dati positivi per l’economia statunitense. A marzo infatti, il dato preliminare sulla fiducia dei consumatori negli Stati Uniti e’ salito a 56.6 punti dai 56.3 di febbraio; Il dato comunicato dall’università di Michigan e' superiore alle stime di mercato. Gli analisti di Wall Street si aspettavano una contrazione a 55.
Nel mese di febbraio ,infine, i prezzi all’importazione negli Stati Uniti hanno registrato una variazione negativa dello 0.2%, ma le attese degli analisti erano per una contrazione superiore, pari a -0.7%.