lunedì 25 gennaio 2010

Ha la meglio chi sta meno peggio.


Il quadro politico-economico dell’economia mondiale ha ricominciato a mostrare forti segnali di debolezza che hanno spinto i listini azionari ad un forte ritracciamento ed hanno evidenziato come la crisi economica sia tutt’altro che passata.
Come sempre, per noi che operiamo sul mercato valutario, il cross Eur/Usd costituisce un ottimo indicatore dello stato di salute dell’economia europea e statunitense: fino ad una decina di giorni fa parlavamo di un Euro forte destinato ad approfittare della cattiva situazione in cui verteva l’economia statunitense ed invece questa settimana ci ha mostrato una forte inversione di tendenza nel cross che ha portato il cambio a toccare i minimi storici da agosto a 1.4025.
Le cause di questo movimento vanno ricercate nei dati macroeconomici pubblicati in settimana supportate da un movimento ribassista ben strutturato che ha avuto inizio dai primi di dicembre e che ha visto la creazione di una “flag” (figura tecnica di continuazione di trend) nelle prime due settimane di gennaio.
Per analizzare i dati macroeconomici questa settimana dobbiamo necessariamente suddividere geograficamente il discorso: per quel che concerne l’eurozona la situazione è decisamente meno positiva rispetto a qualche settimana fa ed a confermarlo ci sono l’indice ZEW tedesco uscito nettamente al di sotto delle aspettative al di sotto delle aspettative degli analisti e le dichiarazioni di Trichet riguardanti una ripresa che potrebbe essere anche più forte del previsto (confermato dall’ottimo dato sugli ordini all’industria in aumento dell’1,6% a novembre) ma sottolineando un livello di disoccupazione reale molto preoccupante che potrebbe superare il 10% nel corso del 2010.
Il problema della scarsa occupazione, è protagonista anche per quel che riguarda l’economia americana: giovedì il dato sulle richieste di sussidi alla disoccupazione ha mostrato un aumento oltre le previsioni e si è attestato a quota 482k a dispetto dei 446k delle rilevazione precedente.
Grande fermento sul mercato hanno creato le frasi del presidente Obama che ha anticipato la sua proposta riguardante un limite ai rischi che gli istituti bancari si potranno assumere in futuro: l’idea di Obama non è stata accolta positivamente dal mercato ed i listini azionari hanno subito l’ennesimo calo in poche ore mentre il dollaro ha temporaneamente arrestato la sua corsa rimanendo ancorato a 1,4100.
Per quel che riguarda il resto delle valute, va sottolineato il momento negativo vissuto dal dollaro canadese che sulla scia dei dati negativi di questi ultimi giorni ( calo del CPI e delle vendite al dettaglio ) ha perso molte posizioni contro Euro e Dollaro Statunitense portandosi rispettivamente a 1,4930 e 1,0590.
Bene lo Yen che prosegue un trend positivo iniziato ormai da una settimana in tutti i cross più importanti mentre il prezzo del petrolio continua a scendere e dopo aver sfondato quota 75 dollari al barile punta a toccare i minimi di un mese fa a 72,71.
Come abbiamo detto ad inizio articolo in questo momento il mercato valutario premia chi ha la condizione meno “disastrato” ed in questo senso il meeting della Fed e la pubblicazione del Pil statunitense settimana prossima potranno dare delle indicazioni importanti per le sorti del dollaro.