martedì 24 febbraio 2009

Si salvi chi può.


Tutti coinvolti. Questo è quello che si deduce da una visione generale dei mercati finanziari: ormai il mercato valutario prende le sue direzioni a vantaggio di chi sta “meno peggio”. Esempio lampante di questa situazione è il cross Eur/Usd che negli ultimi giorni ha visto complessivamente l'Euro perdere posizioni ma che a seguito delle notizie macroeconomiche giunte nel corso della settimana ha ritracciato più volte in modo consistente.
L'inizio settimana era cominciato all'insegna del dollaro che martedì ha portato il cross da 1.28 a 1.2557: questo movimento è stato dettato più che dalla forza della valuta statunitense, dall'eccessiva debolezza dell'euro che ha risentito dei rumors provenienti dall'Europa dell'est riguardanti le grosse difficoltà che stanno vivendo le principali banche, tutte sull'orlo del collasso.
Molti analisti vedono probabile un crollo della valuta unica europea in un futuro non troppo lontano convinti dell'incapacità, o forse impossibilità, della Banca Centrale Europea di far coesistere un inflazione contenuta, e un livello dei prezzi stabile con una valuta che negli ultimi anni ha continuato a rafforzarsi . Il presidente della Banca Centrale Europea, Trichet, ha confermato nell'ultima conferenza tenuta a Parigi che la priorità in questo momento è mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine ed ha fatto inoltre sapere di essere d'accordo con l'apertura della procedura per deficit eccessivo da parte della Commissione europea nei confronti dei paesi con disavanzo del Pil oltre il 3%.
Se l'Euro forte nei confronti delle altre valute ed in particolare del Dollaro era visto quasi con orgoglio fino a qualche mese fa, ora la crisi ha inevitabilmente ribaltato questa idea e molti dei paesi appartenenti all'Unione Europea avrebbero bisogno di una valuta deprezzata per poter cercare di far ripartire le proprie economie.
I dati macroeconomici riguardanti l'economia europea questa settimana hanno confermato il momento negativo dei singoli stati a partire dalle aspettative degli ordini industriali britannici (-56 vs. -45), per continuare con gli indici riguardanti il settore manifatturiero francese e tedesco, entrambi al di sotto delle previsioni. Unica eccezione a questa trend negativo è rappresentata dall'indice ZEW, rivelatosi negativo a -7.8 ma in netto miglioramento rispetto alla rilevazione precedente a -30.8 e alle previsioni degli analisti che lo davano a -27.5.
Giovedì abbiamo invece assistito ad un recupero dell'Euro che ha sfruttato l'ennesimo momento di debolezza dell'economia statunitense sottolineato dai dati macroeconomici usciti a metà settimana che ha fatto tornare il biglietto verde sopra quota 1.2720.
Oltre ai dati negativi riguardanti il settore immobiliare (diminuiti sia i permessi di costruzione sia i progetti di nuove case), ciò che ha preoccupato maggiormente il mercato è stato il calo della produzione industriale che anche nell'ultimo mese ha perso l'1,8%.
Un forte contributo al pessimismo che ha abbracciato l'economia a stelle e strisce è fornito sicuramente dal settore automobilistico , la cui crisi sembra aver contagiato tutte le più grandi case. Nei due piani già approvati sono presenti numerosi aiuti a questo settore ma è certo che la crisi delle quattro ruote rappresenta uno dei compiti più difficili per la nuova amministrazione Obama.
Va riportato anche il dato sulle richieste di sussidi alla disoccupazione in aumento a 627 mila arrivando così, considerando le continuative per la settimana precedente, a toccare quota 4.9 milioni, ai massimi da 27 anni.
A riportare ottimismo però è intervenuto Sylvain Leduc, nella nota pubblicata dalla Fed, facendo sapere che il piano di recupero varato nei giorni scorsi porterà benefici a partire dalla seconda metà del 2009, con una stima della crescita dell'economia reale che si attesterà attorno al -1% (senza il piano si sarebbe verificata una contrazione del 2.2%) e un tasso di disoccupazione che a fine anno dovrebbe attestarsi attorno all'8.9%. A conferma di questa tesi va segnalato anche come il leading index statunitense, che misura le aspettative per l'attività economica futura, abbia registrato un incremento dello 0.4% decisamente superiore alle previsioni che lo vedevano in aumento dello 0.1%.
Dopo il recupero di giovedì dell'Euro, l'ennesimo crollo delle borse europee ha riportato il cross a superare quota 1.2581 confermando la correlazione che vede Euro e anche Yen in recupero in concomitanza con mercati azionari positivi e deboli invece in caso contrario.
Per completare l'analisi settimanale va segnalato anche un sostanzioso calo del franco svizzero, in particolar modo nei confronti dell'euro, causato in gran parte dalla notizia dell'accordo tra le autorità americane e UBS per il risarcimento da parte del colosso bancario svizzero di 780 milioni di dollari e della divulgazione di 250 nomi di correntisti statunitensi. Rumors, subito smentiti da UBS parlano però di un accordo ben più sostanzioso che secondo queste voci prevede la divulgazione di informazioni su ben 52.000 conti segreti intestati ad americani che di fatto metterebbero in crisi un sistema che ha avuto da sempre il suo punti di forza nel cosiddetto “segreto bancario”.