lunedì 3 marzo 2008

Back to 1929?


Il biglietto verde,dopo alcune settimane di consolidamento, ha ripreso a deprezzarsi contro tutte le divise toccando nuovi minimi storici contro la divisa unica (sopra la soglia di 1,52) e ai livelli più bassi degli ultimi 3 anni contro lo yen.


Bernanke segnala che la situazione negli Usa è difficile ("alcune banche minori falliranno" a causa della crisi del credito) ed il Pil del Q4 viene confermato in frenata con crescita marginale dello 0,6% annualizzato. I nodi del deficit commerciale Usa vengono al pettine: vedremo nei prossimi mesi se gli esportatori stanno negoziando i dollari o acquistano asset Usa.
In Eurolandia l’andamento dell’offerta di moneta M3, sempre vicino ai massimi ma in calo (+11,5% a gennaio), può far intravedere le future difficoltà: il credito alle imprese continua a crescere molto (+15% su base annua), probabilmente anche perché si sono in parte prosciugati i canali di finanziamento alternativi (ricorso al mercato), mentre quelli alle famiglie sono in frenata, soprattutto quelli relativi ai mutui. Per quanto riguarda i prezzi, che tanto preoccupano la Banca Centrale, a febbraio in Italia ed in Germania si sono attestati intorno al 3%, mentre a gennaio, per l’intera zona euro, si sono portati al +3,2% (+3,1% a dicembre), quindi ben al di sopra del target massimo della Banca Centrale Europea, collocato al 2%.

Dagli Stati Uniti, ancora indicazioni negative: il settore immobiliare non interrompe la fase di crisi (le vendite delle case segnano nuovi minimi di periodo ed i prezzi continuano a ridursi) ed anche gli indici di fiducia restano negativi (la fiducia dei consumatori a febbraio è scesa a 75 punti dagli 87,3 di gennaio), mentre i prezzi continuano a salire (su base annua, quelli alla produzione totali sono saliti a gennaio del 7,3% dal 6,3% precedente; quelli "core" si sono limitati ad un +2,3% dal precedente 2%). Crescono anche le richieste di sussidi alla disoccupazione, che anticipano un peggioramento del mercato del lavoro anche nelle statistiche di febbraio che verranno pubblicate venerdì prossimo.

Per quanto riguarda le Banche Centrali, si fa più netta la divaricazione fra l’atteggiamento

della Federal Reserve e quello della Banca Centrale Europea. Per la Federal Reserve, in

occasione della consueta testimonianza davanti al Congresso, il Presidente Bernanke ha

ribadito che l’economia è in stallo e che la priorità della Fed resta quella di assicurare lo sviluppo: quindi, benché nell’ultimo mese la Fed riconosca che sono accresciuti i rischi sul

fronte dell’inflazione, vi è la volontà di agire in modo tempestivo sui tassi per sostenere la crescita. Per la prossima riunione del 18 marzo, in base alle quotazioni dei contratti future sui fed funds, le probabilità di un intervento di 75 bp sono salite al 40%. Impostazione opposta quella della Banca Centrale Europea, che si riunisce il 6 marzo: Weber ha ribadito le preoccupazioni dell’Istituto centrale sul fronte dell’inflazione ed ha avvertito il mercato del rischio di sottostimarne i pericoli, visto che la crescita di Eurolandia è ritenuta ancora poco sotto il potenziale. Il consenso di mercato quindi esprime la convinzione che

in settimana il tasso repo sarà confermato al 4%, ma i contratti future sull’euribor a tre mesi quotano comunque tassi in riduzione per la seconda parte dell’anno, con il future a scadenza dicembre che quota un tasso implicito del 3,50%. Anche la Banca d’Inghilterra si riunisce il 6 marzo ed, anche in questo caso, il mercato si attende la conferma del tasso di riferimento al 5,25%, dopo l’intervento al ribasso di inizio febbraio. In effetti, le condizioni economiche del Regno Unito, che finora non hanno subito un peggioramento vistoso, consentono un approccio di politica monetaria accomodante più graduale.

Sul fronte cambi, la debolezza del dollaro ha condizionato i movimenti delle valute nel corso degli ultimi giorni: il peggioramento dell’economia Usa e la determinazione della Fed di sostenere l’economia con una politica monetaria accomodante hanno spinto molti operatori a riconsiderare il proprio posizionamento.