martedì 25 marzo 2008

Acque agitate


Rimane alta la volatilità sul mercato dei cambi, con il dollaro che ha segnato nuovi minimi prima di avviare un recupero che al momento si inquadra, comunque, come semplice correzione tecnica. Il cambio eur/usd ha segnato nuovi massimi poco oltre la soglia di 1,59 dove sono prevalse le prese di beneficio in favore di un movimento di ribasso con primi supporti a ridosso di 1,54/1,53. Il trend di fondo rimane orientato al rialzo, ancora condizionato dalle politiche monetarie della Fed, con gli investitori ancora incerti sull’entità delle future mosse della Banca Centrale che potrebbe, secondo alcune stime, abbassare i tassi in un range fra l’1,00 e l’1,50%. Molto simile l’andamento del cambio usd/jpy, che in settimana ha accelerato al ribasso, dopo la violazione dei supporti di area 101,50 punti, segnando nuovi minimi a ridosso di 95,50 (minimi da settembre 1995). Il rimbalzo avviato da tale area mantiene al momento natura correttiva verso le prime resistenze di area 101,50/102,50. Solo prezzi stabili oltre tale soglia allenteranno le tensioni sul dollaro creando le condizioni per un rimbalzo in grado di caratterizzare le prossime ottave.
Fra i cross, ancora in evidenza il rapporto eur/gbp: dal punto di vista tecnico, il quadro di medio periodo rimane a favore della divisa unica che prosegue la fase di apprezzamento contro sterlina con il cambio che ha segnato nuovi massimi poco oltre area 0,79. A sostenere la divisa unica, le attese circa una nuova riduzione del costo del denaro da parte della BoE e la debolezza del dollaro che penalizza il potenziale della sterlina.
Sul fronte macroeconomico, in Eurolandia le indicazioni date dagli indici dei Direttori degli acquisti (Pmi) di marzo segnalano un trend positivo e migliore della attese. Per l’intera area euro, i Pmi si riducono rispetto a febbraio.
Dagli Stati Uniti, i dati diffusi in settimana rafforzano lo scenario che ha convinto la Fed circa la necessità di ridurre ancora i tassi ufficiali: il settore edilizio conferma il suo pessimo stato di salute, con il numero delle nuove costruzioni, così come quello dei permessi edilizi che si mantengono sui minimi di periodo;la produzione industriale si contrae ancora a febbraio (-0,5%) oltre le previsioni di mercato, anche se per ora l’utilizzo degli impianti scende, ma resta su livelli ancora relativamente elevati; 3) l’indicatore di direzione (“leading indicator”) di febbraio, ancora negativo (-0,3% dopo il -0,4% di gennaio) conferma che le prospettive sono ancora quelle di una riduzione della crescita. Buone invece le indicazioni sui prezzi: migliori del consenso di mercato sia quelli al consumo, che a febbraio scendono al 4,0% su base annua dal 4,3%, con il “core” (che non considera le voci più volatili di alimentari ed energia) che passa al 2,3% dal 2,5% di gennaio, sia quelli alla produzione, che su base annua segnano un incremento del 6,4% dal 7,4% di gennaio, mentre l’indice “core” si stabilizza al 2,4% dal 2,3% della rilevazione precedente. In settimana si avranno ulteriori dati sul settore edilizio: l’andamento dei prezzi di gennaio e delle vendite di febbraio; si avranno anche i dati relativi ai beni durevoli di febbraio.