lunedì 28 settembre 2009

Concluso il G-20


Settimana di grandi incontri e di grandi discussioni tra i vertici delle più grandi economie mondiali che si sono riuniti a Pittsburgh per il meeting del G-20.
Dichiarazioni importanti da parte dei protagonisti di questo meeting che parlano di rivalutazione del G-20 a livello di coordinamento delle politiche macroeconomiche internazionali, affermando di aver creato « una architettura economica internazionale per il Ventunesimo secolo».
Staremo a vedere come si evolverà in futuro questo nuovo “organismo”. Per ora ci limitiamo ad analizzare il presente: nessuno si aspettava grandi decisioni o rivoluzionare soluzioni da questo incontro che per sua stessa natura è privo di potere legislativo, ma certo questa sarebbe stata un’ottima occasione per affrontare, discutere e cercare di tracciare delle linee guida per i grandi problemi che i mercati internazionali stanno vivendo, primo fra tutti la “bolla delle economie dei paesi dell’est” di cui tutti parlano, la forte disoccupazione a livello mondiale e la difficoltà a riprendersi della domanda.
Il tema che sembra, invece, abbia caratterizzato questa assemblea e sui cui tutti hanno puntato gli occhi sono stati i bonus da elargire agli esponenti della finanza; non è certo un problema da sottovalutare, importante come più volte ha sostenuto il presidente degli Stati Uniti Barak Obama, è impiantare un sistema di leggi che regoli i guadagni dei più grandi esponenti del mondo della finanza che nel corso dell’ultima crisi hanno fatto gridare allo scandalo evidenziando una grave mancanza di moralità in particolar modo in un periodo difficile come quello attuale.
Ma questa settimana non è stata solo G-20, è stato pubblicato un gran numero di dati macroeconomici che ha ben fotografato le difficoltà presenti a livello internazionale; ma andiamo per gradi.
Particolarmente significative a tal proposito sono stati questi ultimi giorni della settimana a partire da mercoledì giorno in cui sono stati pubblicati dati da Europa, Gran Bretagna e States: in Europa sono stati pubblicati i dati del PMI manifatturiero e dei servizi dei maggiori paesi aderenti all’unione risultati tutti in calo, in particolar modo in Germania in cui il PMI manifatturiero è sceso al di sotto della soglia di 50.0.
La BoE ha deciso all’unanimità (tutti i 9 voti a favore) di mantenere il costo del denaro invariato, decisione identica a quella presa dalla Fed qualche ora dopo in cui i vertici statunitensi hanno deciso di mantenere i tassi all’interno della forbice di 0-0,25%.
Sempre a proposito dell’economia a stelle e strisce vanno segnalati i dati pubblicati giovedì che hanno confermato le difficoltà del settore immobiliare ( vendita di case esistenti in diminuzione da 5.24M a 5.10M) ed hanno invece evidenziato una leggera ripresa a livello occupazionale con le richieste di sussidio alla disoccupazione passate da 551k a 530k.
Per quel che riguarda l’eurozona, dopo il dato positivo relativo ai nuovi ordini alle industrie, l’indice IFO tedesco (indicatore dello stato di salute dell’economia europea) assestatosi a 91.3, è risultato essere in aumento rispetto alla rilevazione precedente (90.5) ma in calo rispetto alle previsioni che lo davano a 92.1.
La giornata odierna ha invece visto calare drasticamente la domanda di beni durevoli negli Stati Uniti che dopo l’ottimo risultato dello scorso mese (+4,9%) ha fatto segnare una contrazione di ben 2,4 punti percentuali.
Osservando lo scenario valutario ad un livello più tecnico i due temi cardini riguardano l’andamento di dollaro e sterlina che stanno muovendo tutti i cross più importanti in modo consistente anche grazie ad un ritrovato aumento della liquidità; lo scenario a medio breve termine vede un biglietto verde che potrebbe continuare la sua corsa nei confronti dell’euro testando nuovamente quota 1,4843, in caso contrario se dovesse sfondare al ribasso quota 1,4600 potremmo assistere ad un versione di trend ( idea rafforzata dal “testa-spalle” venutosi a creare nel grafico a 4h).