lunedì 14 aprile 2008

Montagne russe


Settimana piuttosto burrascosa quella appena trascorsa per i mercati valutari che ha avuto come grande protagonista, come ormai abitudine, il dollaro e l’economia statunitense.

A dispetto di un inizio settimana all’insegna della tranquillità infatti, gli ultimi giorni ci hanno regalato molti dati macroeconomici interessanti che hanno fatto andare sulle montagne russe il cross EUR/USD che ha oscillato da 1.5500 fino al massimo storico fatto segnare giovedì scorso di 1.5912. Procediamo come al solito ad un breve riassunto di quella che è stata la settimana nei mercati valutari.
L'unico spunto che ci ha regalato la giornata di lunedì è da attribuire al dato positivo sulla produzione industriale tedesca che ha fatto segnare un aumento dello 0.4% a dispetto di una previsione che la dava in ribasso di 0.4 punti percentuali. Questo, unito alla sensazione di un sempre meno probabile sostanzioso taglio dei tassi di interesse statunitensi (si prevede infatti che durante il prossimo FOMC a fine aprile si propenda per un taglio di un solo quarto di punto piuttosto che di 0.75 come si poteva pensare qualche tempo fa) ha fatto si che la moneta unica europea resistesse al tentativo di recupero che aveva provato il dollaro nei giorni passati.
Da segnalare anche il dato riguardante i permessi di costruzione in Canada in calo dell'1.0% che confermano il momento non splendido attraversato dal settore immobiliare oltre oceano.
Martedì, è stato invece più movimentato grazie alle notizie provenienti dagli states che hanno visto protagonista il settore immobiliare, in crisi sia negli Stati Uniti (come ormai consuetudine ) sia nel Regno Unito.
L’indice Halifax sui prezzi delle case in Gran Bretagna ha infatti rivelato come i prezzi di queste ultime siano in calo rispetto al mese precedente facendo segnare un calo di ben 2.5 punti percentuali; per quel che riguarda gli states invece il dato sulla vendita delle abitazioni ha segnalata per l’ennesima volta come il settore immobiliare si colloca tra i protagonisti indiscussi della recessione a stelle e strisce.
Se il dollaro, ormai abituato a dati macroeconomici fortemente negativi, ha tenuto bene , la sterlina ha accusato il colpo perdendo posizioni nei confronti delle principali valute ed in particolare nel cross con la moneta unica europea è arrivata ormai a sfondare quota 0.8000 con nessuna prospettiva di recupero nel breve.
Mercoledì è ha fatto da preludio a quello che sarebbe successo giovedi con i numerosi dati macroeconomici statunitensi che hanno iniziato ad indebolire nuovamente il biglietto verde: l'indice wholesale investories e quello sulle scorte di greggio infatti si sono rivelati negativi per l'economia statunitense.
Giovedì è stata la giornata del massimo storico dell’ EUR/USD con i vari cross che hanno subito le pressioni e le aspettative del mercato nei confronti delle decisioni delle due banche centrali Europea e Britannica in materia di costo del denaro: come ampiamente previsto la banca centrale del regno unito ha deciso di abbassare il costo del denaro al 5.0% di un quarto di punto mentre la banca centrale europea ha deciso di mantenere invariati i tassi al 4.0% confermando il proprio atteggiamento neutrale privilegiando il mantenimento e la stabilità dei prezzi a scapito dell'espansione economica. Di diverso avviso sembrano essere le autorità statunitensi che vedono sempre più inevitabile un ulteriore taglio di un quarto di punto del costo del denaro nella prossima riunione della FOMC in programma il 29/30 di aprile.
Per quel che riguarda i dati provenienti dall'economia a stelle e strisce invece giovedì è stata una giornata ambigua: se da una parte le richieste di disoccupazione si sono rivelate in calo ( 357K vs. 410K) bisogna anche riportare il dato riguardante la bilancia commerciale che ha aumentato il suo deficit arrivando a -62.3 bilioni di dollari.
Venerdì infine è stata una giornata abbastanza povera a livello macroeconomico con il solo dato riguardante l’indice dei prezzi alle importazioni che ha segnato un aumento del 2.8% a dispetto di una crescita dello 0.2% del mese precedente.