venerdì 18 giugno 2010

Il sistema bancario europeo tiene bene e fa respirare l’euro.


Settimana dai due volti per la valuta unica europea che dopo un inizio difficile in cui ha aggiornato i minimi da quattro anni a 1,1877 ha recuperato prepotentemente per risalire sopra quota 1,24.
La difficoltà di inizio settimana era sostanzialmente dovuta alla costante preoccupazione del mercato riguardante la posizione debitoria degli stati dell’Unione Europea; dopo il caso Grecia l’allarme si è spostato su altre economie “fragili” sull’orlo del fallimento come quella islandese.
Per far fronte a questa situazione gli esperti dell’UE hanno siglato l’accordo tecnico per veicolare gli aiuti ed il sostegno accordati dai ministri delle Finanza dell’Eurozona: la soluzione è stata individuata nella creazione di una società a responsabilità limitata di diritto lussemburghese. Va riportata anche la decisione, seppur prevedibile e poco influente, della BCE di lasciare i tassi invariati all’1%.
Il consiglio europeo dei capi di stato e di governo, riunitosi nella giornata di ieri, ha confermato le indiscrezioni degli scorsi giorni annunciando la pubblicazione degli stress test delle banche europee entro la fine di luglio.
Questa riunione ha ribadito anche la necessita di misure di controllo più efficaci per il settore bancario e di vincoli più restrittivi per le banche che dovranno reggere in un ambiente economico decisamente più difficile; molta soddisfazione è trapelata dalle parole del governatore della Banca d’Italia che ha lodato la condizione di buona salute degli istituti di credito nostrani che secondo le parole di Draghi potranno solo beneficiare dalla pubblicazione degli stress test.
Parole importanti anche da parte di Angela Merkel che ha auspicato l’introduzione di una serie di imposte sugli istituti bancari e di una tassa sulle transazioni finanziarie; questi argomenti verranno però sicuramente trattati nel prossimo G20 che si preannuncia molto importante.
Passando alle faccende d’oltre oceano, l’economia statunitense prosegue il trend delle ultime settimane senza fornire dati macroeconomici di rilievo: Il dipartimento al Commercio statunitense ha comunicato che nel mese di aprile le scorte all’ingrosso negli USA sono aumentate dello 0,4%, contro le aspettative degli analisti che prevedevano un rialzo mensile dello 0,5%. Anche le vendite all’ingrosso hanno registrato un rialzo congiunturale dello 0,7% nel mese di aprile a 351,1 miliardi di dollari. Dal rapporto Beige Book, che la Federal Reserve rilascia due settimane prima del suo vertice di politica monetaria, si ricava che la crescita economica negli USA "è migliorata" a maggio ma è ancora modesta, i prezzi dei beni sono stabili, mentre le condizioni del mercato del lavoro appaiono in lieve recupero. Il report indica un incremento delle spese per consumi e una ripresa nel settore turistico, che potrebbe però essere penalizzato dal disastro ambientale nel Golfo del Messico.
Negli USA, il saldo della bilancia commerciale ad aprile mostra un ulteriore allargamento a 40,3 mld di dollari, da 40,0 mld di marzo. Il deficit commerciale ha toccato un minimo a 25,7 mld di dollari a maggio 2009 e da allora è tornato ad allargarsi, spinto dalla ripresa della crescita americana. Sempre negli USA, diminuiscono di 3 mila unità le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione, a 456 mila dalle precedenti 459 mila. Lo stock di richieste è pari a 4,46 milioni rispetto ai 4,71 milioni rettificati della settimana precedente. Negativi e inferiori rispetto alle attese degli analisti i dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti nel mese di maggio. Il dato segnala una riduzione dell’1,2% (attese a 0,2%), dopo l’aumento dello 0,6% del mese precedente, mentre il dato core (escl. auto e gas) evidenzia una contrazione più accentuata dello 0,8% dopo l’incremento dello 0,6% del mese di aprile (dato rivisto dal precedente 0,4%).
Passando infine ad analizzare il recupero della sterlina l’idea è che il mercato confidi molto nel recupero dell’economia britannica e l’impressione è che si possa assistere ad un movimento pro-sterlina come come quello di marzo ’09 quando il cable passò in 5 mesi da 1.3650 a 1.70.