lunedì 14 dicembre 2009

Improvvisa inversione di trend.


Dopo mesi di notizie macroeconomiche negative provenienti dall’economia statunitense ecco che questa settimana ci ha riservato una consistente ed abbastanza inaspettata dose di dati negativi riguardanti le principali economie europee.
La notizia che più di tutte ha scosso i mercati è stato senza dubbio il taglio del rating sovrano della Grecia per cui si è paventato addirittura un default del debito pubblico nel caso non vengano prese misure importanti da parte della BcE; pesano sull’economia ellenica anche i dati macroeconomici pubblicati negli ultimi giorni che hanno visto la produzione industriale in calo del 9,2% rispetto ad un anno prima. A settembre, la flessione era stata del 9%.
Sul fronte del lavoro, a settembre il tasso di disoccupazione in Grecia è salito al 9,1% rispetto al 9% del mese precedente. Nel settembre 2008, il tasso di disoccupazione era del 7,4%.
Fitch Christopher Pryce, analista che martedì scorso ha tagliato il rating greco, ha espresso le sue perplessità riguardo la capacità dell’istituto centrale europeo di mantener fede alle proprie intenzioni e quindi di riuscire ad evitare il collasso di uno dei paesi dell’eurozona che ha inevitabilmente contagiato gran parte delle economie del vecchio continente.
Le notizie negative per l’economia europea non si fermano qua però, in questi ultimi giorni è stato infatti pubblicato il dato allarmante sulla disoccupazione spagnola che è arrivata vicina alla soglia del 20%.
Ad aggravare ulteriormente la situazione sono arrivate le dichiarazioni del ministro dell’economia tedesca, Wolfgang Schaeuble, che ha affermato come "La crisi finanziaria non è stata superata", aggiungendo che il deficit pubblico della Germania l'anno prossimo sarà almeno il 5% del Pil.
Decisamente diverso lo scenario macroeconomico per quel che riguarda gli Stati Uniti che dopo mesi di dati negativi vivono una settimana di notizie incoraggianti; tra giovedì e venerdì sono stati rilasciati infatti dati molto interessanti ma andiamo con ordine.
Giovedì è stata la giornata del deficit commerciale Usa che si è assottigliato del 7,6% in ottobre, raggiungendo i 32,9 miliardi di dollari mentre le attese degli analisti erano per un deficit di 37 miliardi; le richieste di sussidi alla disoccupazione invece sono ritornate a crescere nell’ultima settimana passando da 457k a 474k.
Venerdì è stata la volta delle vendite al dettaglio aumentate dell’1,3% in novembre per il terzo mese consecutivo e dei prezzi all’importazione aumentati dell’1,7% e delle scorte di magazzino aumentate dello 0.2% rispetto al mese precedente, in cui avevano registrato una variazione negativa dello 0.5% (rivisto da -0.4%).
Il dato che però ha dato la vera scossa al mercato però è stato sicuramente il dato preliminare sulla fiducia dei consumatori negli Stati Uniti si e’ attestato a 73.4 punti, in rialzo dai 67.4 punti del mese precedente; il dato e' decisamente superiore alle stime di mercato che si aspettava in media un progresso a 68.8 punti.
Il mercato valutario ha ovviamente risentito di questa situazione; l’Eur/Usd dopo il crollo successivo alla pubblicazione del dato riguardante la diminuzione della disoccupazione statunitense, si è incanalato in un trend range tra 1,4750 e 1,4680 e nelle ultime ore ha testato con i insistenza i supporti arrivando a toccare quota 1,4633 a ridosso della pubblicazione del dato sulla fiducia dei consumatori prospettando un recupero consistente del dollaro ed l’inizio di un inversione di trend che a questo punto sembra sempre più plausibile. Questa sensazione è supportata anche dalle relazioni positive dell’agenzia di rating Moody che ha confermato come il rating sul debito sovrano statunitense non rischia di essere declassato almeno fino al 2013.
Per quel che riguarda lo Yen negli ultimi giorni abbiamo assistito al ritracciamento di tutte le principali valute nei confronti della moneta nipponica riportando il cross con il dollaro sopra quota 89,30 e con la sterlina sopra 145,00.